Insegnanti trentini sul piede di guerra
Formazione professionale, dopo il no al lavoro estivo a rischio 30 cattedre
TRENTO. Tensione per il rinnovo del contratto degli insegnanti della scuola di Formazione professionale trentina. Si tratta di circa 200 insegnanti che nei giorni scorsi si sono visti recapitare una lettera da parte dei due dirigenti Andrea Schelfi e Federico Samaden che ha creato un grande allarme. La settimana scorsa, infatti, le trattative tra i sindacati e la Provincia erano arrivate alla rottura.
La Provincia chiede, infatti, agli insegnanti di lavorare più ore, soprattutto a luglio e durante le vacanze di Natale e Pasqua. L’ente pubblico, in cambio, aveva ventilato la possibilità di stabilizzare i precari del settore, ma senza essere preciso sul punto. Soprattutto non si parlava del numero delle stabilizzazioni e non si specificava neanche se si sarebbe trattato di stabilizzazioni o di normali assunzioni con concorso. Visto che non c’era nessuna certezza, i sindacati hanno deciso di non accettare le richieste della Provincia. Del resto, era sicuro che gli insegnanti avrebbero dovuto lavorare di più, ma non sicura la contropartita.
Dopo la rottura delle trattative, però, la Provincia ha iniziato a mettere in discussione alcuni istituti già acquisiti dal corpo insegnante. In particolare, la lettera dei due dirigenti scolastici mette in discussione le cosiddette codocenze.
Si tratta di una trentina di cattedre assegnate soprattutto per assicurare la presenza di due insegnanti durante determinate ore di laboratorio o cucina. In altre parole, da molti anni, nelle scuole provinciali in alcune ore c’erano due insegnanti. Questo, ad esempio, per assicurare la sicurezza degli alunni. Adesso nella lettera inviata ai docenti, i dirigenti delle due scuole provinciali, spiegano che quella codocenze non erano previste da nessuna norma e, quindi, non saranno rinnovate. A questo punto, però, gli insegnanti si chiedono per quale motivo quelle cattedre erano state concesse. In molti vedono in questo una sottile minaccia.