In tenda per il diritto alla casa: «La nostra battaglia è di tutti»
Il presidio degli studenti in Piazza Dante: «I costi sono insostenibili, la Provincia si apra al confronto»
TRENTO. «Dormire nelle tende? Fa freddo, ma ne vale la pena. In attesa di una risposta dalla Provincia, abbiamo già ricevuto tanta solidarietà dai cittadini, giovani e anziani, studenti e lavoratori, pensionati e inquilini in difficoltà. I loro problemi sono i nostri, perché il diritto alla casa, che è fondamentale, deve essere garantito a tutti». Sono una quindicina gli studenti che da lunedì sera, dopo aver piantato le tende davanti al Palazzo della Regione, si sono accampati in protesta per il caro-affitti che colpisce anche Trento. Tra i giovani che ieri pomeriggio, con materassini, coperte, thermos e appunti alla mano hanno allestito una piccola sala studio c'è Luca Pistore, vicepresidente del Consiglio degli studenti e a capo dell'Unione degli Universitari del Trentino. Iscritto al quarto anno di giurisprudenza, viene da Padova e ha vinto una borsa di studio, ma non riesce a coprirci le spese di affitto: è quindi costretto a lavorare oltre che a studiare, sacrificando tempo per gli studi che gli garantiscono quello stesso sussidio. «Certo, ci farebbe piacere poterci chiudere in biblioteca - afferma - ma se siamo qui è perché riteniamo che questa protesta sia fondamentale per garantire anche a chi verrà dopo di noi condizioni migliori».
Perché protestare anche a Trento?
Perché ci troviamo davanti a un mercato degli affitti insostenibile. Dopo la pandemia, la maggior parte dei posti letto sono stati convertiti in affitti turistici a canone breve e questo ha causato un'impennata nei costi: se prima si pagavano tra i 200 e i 250 euro per una doppia, oggi si parte dai 350 euro. Per le singole si pagano anche 450 o 500 euro. Tutti questi importi escluse le spese. Lo scorso semestre anche le residenze a canone agevolato dell'Opera Universitaria sono cresciute di prezzo, mentre la Provincia non si è mossa per finanziare l'ente per il diritto allo studio. Questo è inoltre il primo anno che l'Università di Trento chiude i conti in rosso.
Quali sono le vostre richieste?
Innanzitutto di essere ricevuti e ascoltati. Attarverso le nostre richieste abbiamo già ottenuto un tavolo comunale, in cui si è deciso di abbassare l'Imis per chi decide di favorire il canone concordato. Ma questo non basta, serve un tavolo di confronto provinciale perché la politica si faccia carico del caro-affitti, che non riguarda solo Trento e Rovereto, ma riguarderà San Michele all'Adige e tutte le località che saranno destinazione di studenti. Serve poi un sostegno strutturale per tutti coloro che non possono partecipare ai bandi per borse di studio o alloggi dell'Opera Universitaria. Puntiamo all'innalzamento della soglia Isee a 30 mila euro, e a maggiori investimenti sull'università e sulle residenze universitarie.
Ma i problemi non finiscono qui.
C'è un problema generale di abitabilità, collegato anche alla carenza di trasporti notturni. Per chi si ferma in centro a studiare, che sia in biblioteca o nelle aule studio, ma abita al Sanbapolis o semplicemente oltre il Ponte dei Cavalleggeri, ci sono serie difficoltà a tornare a casa la notte e se non si viene accompagnati non mancano purtroppo frequenti episodi di molestie e minacce.
Qualche risposta dalla Giunta?
A noi di Udu nessuna, anche se sanno che stiamo portando avanti queste richieste da mesi. Siamo qui e ci resteremo finché non verremo ascoltati.
Quale reazione invece dai cittadini?
Abbiamo ricevuto un grande sostegno sia dai più giovani sia dagli anziani, anche da parte di inquilini Itea che rischiano lo sfratto. Ma non cerchiamo lo scontro e anzi siamo aperti al dialogo con tutti, tanto abbiamo un documento, "La Provincia che vorrei", in cui stiamo raccogliendo suggerimenti e proposte da sottoporre alla Provincia quando ne incontreremo i rappresentanti.
Cosa rispondete a chi dice che pretendete troppo?
Che dal diritto all'abitare derivano tantissimi altri problemi a cascata: la mancanza di uno spazio adeguato, anche personale, va a intaccare il diritto allo studio ma anche la salute psicologica su cui come Udu ci battiamo da tanto tempo, ma ha gravi ripercussioni anche sulle famiglie che hanno figli fuorisede, e per le quali con questi rincari, senza un adeguato supporto economico, è molto difficile andare avanti.