Il Trentino con l’arte tende la mano ad Israele
La positiva esperienza dell’orchestra Fuori Tempo di Martignano e del gruppo Bakim Baum Compay con «Tu cresci con la musica»
GERUSALEMME. Il Trentino è sempre più in rete con il mondo, pronto a scambiare esperienze e condividere arte ed emozioni. E’ quello che è accaduto in Israele grazie al gemellaggio per la pace tra i giovani dell’orchestra “Fuori Tempo” di Martignano, i ragazzi del gruppo Bakim Baum Compay (quelli l’associazione teatrale “Portland” di Trento) con i ragazzi ebrei, musulmani drusi e cristiani, del gruppo “Arcobaleno” della Fondazione “Beresheet LaShalom” e l’ensamble “Lauda” di Jezreel Walley di Nazareth. Lavorando insieme, i giovani ospiti del kibbutz di Sasa, in Galilea, hanno dato vita ad un grande laboratorio di convivenza creando una performance di musica e teatro dal titolo “Tu cresci con la musica” che ha riempito un teatro nella città di Maalot-Tarshiha, entusiasmando il pubblico.
Sono 80 ragazzi fra i 13 e 16 anni; 2 compagnie teatrali e due orchestre: ebrei, arabi, drusi e cristiani. Giovani trentini e ragazzi di Nazareth e del kibbutz Sasa hanno lavorato insieme sulla valorizzazione delle differenze.
Un percorso di fratellanza che negli ultimi tre anni, grazie all'importante esperienza di “Officina Medio-Oriente”, ha costruito ponti di dialogo tra ebrei e arabi. Snodo centrale di questo progetto il Trentino: un luogo neutrale dove portare avanti esperienze concrete e tessere nuovi rapporti interpersonali.
“Officina Medio Oriente” ha trovato una sua tappa ideale con la rappresentazione al teatro di Maalot-Tarshiha ma anche con l’esperienza e la visita di Gerusalemme alla presenza delle autorità.
Già i due gruppi di ragazzi arabi ed ebrei erano venuti in Trentino negli anni scorsi e l'ultima volta a maggio, ora i trentini hanno restituito la visita in Isreale.
Una settimana di convivenza, un laboratorio di vita vissuta, per stare insieme tutti quanti senza nascondere la propria dimensione culturale, identitaria e religiosa, bensì vivendo nel modo più aperto possibile. Un percorso non facile, concreto ma anche di alto valore simbolico. Per incontrare “l’altro” bisogna riuscire a superare i pregiudizi e assaporare lo spirito positivo della convivenza.
La performance di ragazze e ragazzi di popoli diversi ha riscontrato grande successo ed apprezzamento da parte della popolazione locale presente. Il vicesindaco della città di Maalot-Tarshiha non ha mancato di ricordare come quello che oggi è un teatro per la promozione del dialogo, dell'arte e della cultura, è stato uno dei luoghi maggiormente colpiti sei anni fa durante i bombardamenti partiti dal Libano. «Sono arrivati - ha detto - 300 razzi che hanno ucciso sia arabi che ebrei a dimostrazione che la guerra non fa distinzioni. E' importantissimo per noi - ha aggiunto - che siate venuti dal Trentino così giovani a portare un tale messaggio di speranza: ci commuove e ci dà la forza per andare avanti. Persone che vivono fino in fondo la propria dimensione religiosa non possono che trovare punti di incontro. I ponti più veri e solidi sono quelli che si possono costruire con le colonne solide e ben distinte senza mescolarsi e senza nascondersi».
I ragazzi hanno lavorato molto, con grande entusiasmo, ben consapevoli della forza che l’arte ha per fare unire i ragazzi. E così, parlandosi, hanno scoperto di avere gli stessi sogni, gli stessi desideri, come se i confini del mondo, all’improvviso, non fossero mai esistiti.
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