Il prof Stringari va in pensione «L’ateneo traino per Trento»
Università. Il docente lascia ad ottobre dopo 45 anni di insegnamento: è stato tra i fondatori del dipartimento di Fisica. «Quando arrivai qui la città non aveva quasi nulla di attrattivo»
Trento. Nei giorni scorsi i suoi studenti e i colleghi gli hanno organizzato una gran festa al Muse. Dopo oltre 45 anni di insegnamento, da ottobre Sandro Stringari, 70 anni, friulano, fisico teorico, tra i fondatori del dipartimento di Fisica dell’università, sarà in pensione. “In quest’avventura trentina che dura da tanti anni, dal 1973 – ricorda – mi coinvolse Renzo Leonardi, scomparso di recente, scienziato di grande livello” (è stato tra l’altro l’ideatore del Centro di protonterapia, ndr). Numerosi i contributi di Stringari alla teoria della fisica quantistica in grado di descrivere, per dirla semplicemente, il comportamento della materia, delle radiazioni e delle reciproche interazioni. Nel 2002 ha istituito a Trento il Centro di condensazione di Bose-Einstein (www.bec.science.unitn.it) che fa parte del Cnr (il Consiglio nazionale delle ricerche). “Certo ero attratto da questa nuova avventura scientifica e di lavoro – riflette – ma pure dalla grande passione per la montagna, che ho sempre avuto”.
Professor Stringari, al tempo, con quali obiettivi venne realizzata la Facoltà di scienze, il polo collinare universitario di Mesiano ?
Si voleva completare, in particolare con Fisica, l’offerta formativa dell’università.
Obiettivi raggiunti?
Direi proprio di sì. Anche perché, dopo Fisica e Matematica, sono cresciute Informatica, Ingegneria e Scienza dell’informazione, Biologia. Senza dimenticare Scienze cognitive a Rovereto.
Ha qualche rammarico o lascia l’università in pace con sé stesso?
Direi che non ho alcun rammarico perché quello che è stato fatto in tutti questi anni è stato veramente molto importante, anche per la città di Trento che è cresciuta in maniera esponenziale. Quando arrivai qui non c’era quasi nulla dal punto di vista culturale che poteva attrarre anche gente da fuori. Ora non è più così. E l’università ha rappresentato quasi una rivoluzione per tutto il Trentino. E’ stato un successo del quale chiunque abbia contribuito deve andar fiero.
Quali sono le nuove frontiere della fisica?
Ci sono grandi settori in espansione quali la fisica dello spazio ma anche quello delle onde gravitazionali, delle radiazioni e dei buchi neri come della fisica quantistica. E anche dall’università trentina sono arrivati contributi significativi in questi campi.
In questi giorni è stato ricordato lo sbarco sulla Luna. Ormai la direzione presa porta a Marte. Che cosa ci si deve aspettare?
E’ veramente difficile prevedere ciò che potrà accadere. Del sistema solare sappiamo tutto però ci sono ancora molte incognite da svelare. Per restare a Marte, ad esempio, la sua struttura interna.
Da ottobre sarà in pensione. Che farà?
Vede, sono particolarmente contento perché, in questi anni, sono riuscito a creare un gruppo di ricercatori coinvolgendo sia il Dipartimento di Fisica che il Cnr. E questo gruppo rappresenta un po’ la mia famiglia, dal punto di vista scientifico. Penso che ne sarò legato anche quando andrò in pensione. Sono particolarmente fiero di aver dato spazio a tanti giovani che poi hanno viaggiato e trovato il loro posto nel mondo.