L'INCUBO PEDOFILIA IN TRENTINO

Il bosco degli orrori


Luca Petermaier


TERLAGO. Il bosco degli orrori si affaccia sulla sponda più soleggiata del lago di Terlago. I lastroni di sasso e le radure vicino alla «cava di calcare» proteggono un luogo misterioso. Tutti - in zona - conoscono il segreto ma nessuno ne parla volentieri e se per caso c'è da passare di lì gli abitanti del paese preferiscono farlo in fretta o magari accompagnati dal cane. Lì, dietro quello che viene chiamato il «boschetto», ci si trova per fare sesso. Con chi non è importante, tanto qualcuno si incontra sempre. Lo faceva spesso, nei fine settimana, anche Alberto Romeri. Nelle relazioni della polizia giudiziaria viene annotato che l'operaio di Gardolo «girovagava» nei boschi attigui alla cava «alla continua ricerca di partners occasionali». I poliziotti lo hanno anche pedinato, da quando lasciava la sua Mercedes vicino all'hotel Lilla e saliva poi per la strada sterrata in leggera salita fino a sparire sulla collinetta di destra.

Che cosa succedeva dentro il bosco degli orrori lo sanno solo i suoi «abitanti», omosessuali di tutte le parti del Trentino che si ritrovavano lì (spesso senza appuntamento) solo per il gusto di un incontro di piacere al buio. Ma che cosa succedesse tra quei cespugli riparati da sguardi indiscreti lo ha raccontato alla polizia anche un ragazzino di 16 anni. E il suo racconto è agghiacciante.

Tra giugno e luglio del 2006 il ragazzo (ancora tredicenne) sta passeggiando nella zona della cava quando un uomo alto con i capelli corti si avvicina e gli chiede un'informazione. Quell'uomo - racconterà poi il giovane - è Alberto Romeri. Un momento di distrazione e il ragazzino viene prima tirato per un braccio e poi «inghiottito» nel bosco insieme a quell'orco comparso dal nulla. E' solo l'inizio dell'incubo. Il giovane cerca di divincolarsi, si sbraccia e scalcia ma non c'è niente da fare. Romeri si apparta in quei luoghi che ormai conosce alla perfezione e inizia a spogliare il ragazzino. Lo denuda e lo costringe ad avere un rapporto orale tenendolo fermo per un braccio perché non fugga. Tutto intorno è silenzio e se anche qualcuno passasse e assistesse a quella scena di sesso (solo all'apparenza consenziente) di certo non si allarmerebbe: nel bosco degli orrori - incredibile ma vero - imbattersi in quelle performance è all'ordine del giorno.

Purtroppo per il giovane quella non sarà la sua ultima volta tra i cespugli della cava. Le carte dell'inchiesta dicono che a Terlago ritornerà altre volte tra febbraio e marzo 2007 e sempre in compagnia di Romeri. Perché non denunciarlo? Perché subire ancora quegli abusi? E' quello che stanno cercando di capire le forze dell'ordine. Ad aprile 2007 c'è l'ultimo incontro tra Romeri e il ragazzo. Il ritrovo è sempre lì, nel boschetto, ma stavolta il giovane trova una sorpresa. Viene portato in una zona che gli abitanti del paese chiamano con il nome tetro di «tomba del vescovo» e qui è costretto ad avere rapporti sessuali di gruppo. Il primo è Romeri, mentre altri due amici giunti per l'occasione osservano la scena compiaciuti. Poi l'operaio di Gardolo ordina al ragazzino di soddisfare il piacere di un altro dei presenti. L'uomo si chiama Guido Pedri e per questo episodio è stato anch'egli arrestato.

Negli atti dell'inchiesta si comprende come Romeri fosse un assiduo frequentatore del bosco. Lui stesso, in una telefonata, dice che ci va per «trombare» e che lì si può fare tutto l'anno, «anche se è meglio in estate». A Romeri la procura contesta un secondo episodio di violenza sessuale su un minore di 13 anni. Siamo nel marzo dell'anno scorso e il ragazzo (poi si scoprirà essere amico del primo) viene costretto a raggiungere anch'egli il bosco degli orrori. Su di lui grava una minaccia: «Se non vieni verrà fatto del male alla tua famiglia». Quando il tredicenne entra nel bosco e raggiunge il luogo indicato trova Romeri già nudo che lo costringe ad avere un rapporto orale.

Tutto questo si è svolto nel silenzio di quella radura, all'ombra di qualche albero e nella totale compiacenza di eventuali testimoni. Le telecamere della polizia hanno documentato un via vai continuo di macchine, sia d'estate che d'inverno. Dicono che, se ti avvicinavi un pochino, quei corpi nudi li potevi persino vedere tra le foglie e dicono anche che loro - se vedevano te - gridavano e cercavano di allontanarti. «Quella parte di lago era cosa loro» - confessa un residente, non tanto stupito. Forse, da oggi, dovranno cercarsi un altro «eden».













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