lo studio

I segreti dei soldati morti sul Tonale

La ricerca del Muse. Un'equipe britannica studia le ossa dei giovani austro-ungarici che persero la vita su Cima Cady, territorio di Vermiglio



TRENTO. Ragazzi mandati in montagna, a sparare, ad uccidere e a farsi uccidere. Succede in ogni guerra: più sono giovani meglio “funzionano” perché a 18-20 anni non c’è solo il fisico che ti spinge, c’è l’incoscienza e la sensazione che ce la fai. E allora avanti, fra le pietre, sui sentieri, fra i proiettili che fischiano e le esplosioni. Chissà cosa si raccontavano di notte, durante i turni di guardia, i giovani soldati austro-ungarici che hanno combattuto su Cima Cady, soppra il Passo del Tonale. E con i ragazzi, quelli più anziani, con la scorza più dura, più esperienza ed una consapevolezza maggiore.

Al Muse ci sono i loro resti. Di loro, sulla terra, restano ossa, techii, i denti. AL Museo delle scienze , con uno studio di antropologia forense, si indagano i traumi della guerra. Ricercatrici e ricercatori maneggiano ciò che rimane di quei giovani. Studiano patologie dentali, traumi cranici dovuti ai proiettili e segni di artrosi ai piedi. Questi sono i primi risultati emersi dalle analisi bio-antropologiche condotte sui resti dei soldati recuperati la scorsa estate a Cima Cady, territorio comunale di Vermiglio.

Cima Cady

Del ritrovamento si parlò lo scorso anno. Nei pressi di Cima Cady in alcune fosse erano rimasti, dalla fine della Grande Guerra, oltre 90 corpi di soldati imperiali. Se ne era occupato anche il Centro Studi per la Val di Sole e il Circolo Culturale G. Ghislandi della Valcamonica che aveva organizzato una serata di presentazione del libro di Sergio Boem dal titolo: «Sui prati del Tonale 94 stelle alpine – un incredibile ritrovamento, una vicenda riemersa dal nostro passato. 1918 – i dimenticati di Cima Cady».

La ricerca britannica

A svolgere la ricerca una quindicina di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Durham (Gran Bretagna) che, coordinati dal professor Daniel Gaudio, in questi giorni sono al lavoro nei laboratori del Muse tra spazzole, calibri, microscopi e strumenti di analisi.

Il ruolo del Muse

Si tratta di un ambizioso progetto di indagine, coordinato dall’Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento in accordo con il Ministero della Difesa - Ufficio per la tutela della cultura e della memoria della Difesa. L’obiettivo è quello di approfondire le vicende storiche che hanno visto coinvolti questi militari durante la Grande Guerra e provare a dare loro un’identità.

Erano riemersi la scorsa estate, dopo più di un secolo, in una fossa comune sopra il Tonale. Si trattava dei corpi di alcuni soldati austro-ungarici, caduti sul fronte durante la durissima offensiva dell’Operazione Valanga del 12-13 giugno 1918, le cui tracce sembravano essersi perse nelle nebbie del tempo.

Ossa umane

La segnalazione era arrivata da Sergio Boem, alpino, alpinista e grande appassionato di storia locale, che indagando i diari del nonno - il tenente Ubaldo Ingravalle - archivi storici e mappe geografiche, durante un’escursione a 2.300 metri di quota aveva individuato in una buca dei resti ossei umani.

Le delicate fasi di recupero e di indagine archeologica, partite subito dopo il ritrovamento e coordinate dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia, in accordo con il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa avevano portato alla luce i resti di 12 corpi scheletrizzati.

Lo scopo degli studi

Lo scopo delle analisi bio-antropologiche in corso è quello di definire il profilo biologico di ogni individuo, cioè il sesso, l’età, la statura, e di analizzare i traumi scheletrici ed eventuali patologie che hanno interessato in vita sia i tessuti ossei sia quelli dentali, di verificare la presenza degli stress funzionali, cioè le tracce che le attività lavorative lasciano sull’apparato scheletrico. L’approccio adottato mira, dunque, a fornire non solo dati utili ad un eventuale, seppur improbabile, identificazione, ma anche ricostruire le “storie” dei singoli soldati.

Le ferite, l’artrosi e i denti

«Nonostante le condizioni di estrema frammentarietà e fragilità dei resti scheletrici dovute alla peculiarità del suolo e della vegetazione in cui i corpi erano sepolti, le analisi stanno già rivelando alcuni importanti dettagli – afferma il professor Daniel Gaudio dell’Università di Durham -. Ad esempio, la presenza di numerose patologie dentarie, tra cui carie e ascessi, rivelano come i soldati non solo lottavano con i pericoli e lo stress della battaglia, ma probabilmente anche con acuti dolori dentali. Alcuni individui nonostante la giovane età, presentano già segni di artrosi ai piedi. Altri presentano chiari segni di traumi cranici dovuti alla battaglia, inclusi fori di ingresso probabilmente legati a colpi di mitragliatrice».

In attesa del cimitero militare

Al termine di queste indagini i resti saranno restituiti a Onorcaduti che, in accordo con la Croce Nera austriaca, li destinerà al cimitero militare ritenuto più idoneo. I materiali associati ai resti umani – tra cui scarponi, ramponi, maschere antigas, bottoni, cartucciere, piccoli contenitori in vetro per medicinali, matite, una gomma per cancellare, un fischietto da segnalazione, fibbie in ferro, lembi di vestiario - saranno sottoposti, se necessario, a pulizia e restauro nei laboratori della Soprintendenza.

I protagonisti

Gli studi antropologici sono condotti dal gruppo di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Durham nell’ambito di un accordo che vede collaborare l’Ufficio beni archeologici?della Provincia autonoma di Trento, il Muse – Museo delle Scienze, che ha messo a disposizione i propri spazi ed esperti a supporto delle analisi e il Ministero della difesa - Ufficio per la tutela della cultura e della memoria della Difesa (Direzione del Sacrario di Asiago competente per zona).

Il valore storico e scientifico

«Il ritrovamento del Tonale – sottolineano Franco Nicolis, direttore dell’Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, e Marco Avanzini, geologo e coordinatore dell’Ambito Ambiente e Paesaggio del Muse - riveste una grande importanza storica e una forte valenza memoriale, e restituisce plasticamente le parole scritte alla fine della battaglia del 13 giugno 1918 da Gianmaria Bonaldi, tenente degli alpini che ha combattuto sull’Adamello nella Prima guerra mondiale: “La vasta piana del Tonale, le pendici dei Monticelli e di Cima Cady erano un tragico viluppo di morti uno sull’altro, a cataste nei punti più contesi’”».

 













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