I gesuiti non sono spariti «Siamo sempre con voi»
Padre Remondini, presidente della Fondazione Sant’Ignazio, rassicura i trentini dopo l’uscita dalla Villa: «La nostra rete è vitale. E si sta ingrandendo»
TRENTO. La Fondazione S. Ignazio non sta affatto riducendo o abbandonando il presidio del territorio, in conseguenza della partenza dei padri gesuiti di alcuni mesi addietro, anzi. La chiusura della comunità dei padri gesuiti non comporta la chiusura della loro Opera.
Ieri mattina un’ intensa conferenza stampa, animata dal presidente della Fondazione, padre Alberto Remondini, dal 2008 presidente del Jesuit Social Network Italia, ha dimostrato vitalità e progetti dell’ente, nel pieno spirito ignaziano, fondato su divulgazione, riflessione, capacità di innovazione.
Le polemiche dei giorni scorsi seguite all’abbandono della struttura storica della Villa in collina da parte dei padri gesuiti non sono fondate, ha ribadito Remondini. «Non solo siamo vitali e presenti, ma anzi nuove realtà di recente si sono affacciate alla nostra rete, chiedendo di farne parte. Questo dimostra il bisogno di fare rete che c’è nel tessuto associativo» ha raccontato. Si tratta della rete di cooperative veneta Pictor, di Bassano del Grappa, e della cooperativa trentina Forchetta e Rastrello.
Erano una ventina le realtà in rete facenti parte della Fondazione, prima di questi recentissimi ingressi. Le attività dunque proseguono e ieri alcuni responsabili di queste ne hanno ricordato scopi e risultati, come ha fatto Giorgio Delugan di Casa Orlando, che ospita a Trento sedici persone senza dimora, o come ha fatto Barbara Grassi, presidente della cooperativa che porta al lavoro dietro al bancone del bar del Castello del Buonconsiglio persone svantaggiate.
Padre Remondini, che oggi vive ed opera a Torino, viene in Trentino circa due settimane al mese, il suo collaboratore padre Mario Marcolini, che risiede a Padova, si alterna a lui e coordina le attività. Il Cda di Fondazione è costituito da sette persone: i due padri e cinque laici. I soci delle realtà afferenti sono oltre 950, i destinatari raggiunti circa 6500, il bilancio si aggira intorno ai 4 milioni di euro l’anno.
«Se prima si identificava la presenza dei gesuiti con la struttura fisica di Villa S. Ignazio, che certo resta importantissima, adesso bisogna capire che le attività afferenti alla Fondazione, svolte da cooperative e associazioni sul territorio, sono diversificate e sono un valore aggiunto rispetto alla centralità. - ha spiegato Remondini - Dobbiamo fare rete, migliorare le reti esistenti per dare accoglienza e risolvere i problemi delle persone adeguando le risposte ai tempi nuovi».
I Gesuiti, è stato spiegato, stanno ripensando la loro presenza nei territori del paese su quattro filoni: annuncio del Vangelo, apertura al discernimento, promozione della giustizia e trasformazione delle culture. «Torniamo alla profezia per cambiere le culture e gli sguardi» ha commentato con intensità il presidente. «Intendo che dobbiamo andare verso la capacità di leggere il contesto sociale nella sua complessità, cogliendone gli elementi di disagio e sofferenza, imparando a rispondere nel rispetto della dignità delle persone». Fra le attività importanti per i Gesuiti vi sono quelle didattiche, formative, per gli operatori e i volontari. «Bisogna sapersi prendere il tempo per pensare, riflettere, su cosa e come fare» sono state le sue parole.