Guide e accompagnatori: polemica ad alta quota
Ferruccio Vidi attacca: «La Provincia vuol creare figure che superino i 1800 metri ma le professioni non hanno niente da spartire, soprattutto quanto a tecnica»
TRENTO. Nell’estate al tempo della crisi anche la montagna vive, comprensibilmente, le sue difficoltà. Non si tratta però questa volta di numeri e percentuali, segni più o segni meno, ma piuttosto un problema di ruoli che investono alcune figure professionali legate alla montagna. A farsene portavoce una guida alpina di Madonna di Campiglio, Ferruccio Vidi. Insieme al fratello Walter, a lungo presidente delle guide alpine del Trentino, rappresentano la terza generazione di una stirpe di guide campigliane inaugurata dal nonno Gustavo alla fine del 1800. Una lunga lettera quella di Ferruccio Vidi, scritta col cuore, per “trasmettere il disagio di noi guide alpine che percepiamo – forse in maniera sbagliata – che l’attenzione viene posta esclusivamente su figure professionali ben lungi dall’essere anche solo avvicinabili alla guida alpina.”… “Noi guide alpine siamo – e lo dico con orgoglio – storia, tradizione, ma anche futuro” scrive Ferruccio Vidi e poi ricorda la dura selezione e formazione della guida alpina. “Ricordo che per diventare guida alpina ci vogliono 2 anni di un duro percorso di selezione (per diventare aspirante guida) ed altri 3 per diventare guida alpina a tutti gli effetti. ”…
Ma a quali altre figure professionali si riferisce Vidi? Sono gli accompagnatori di territorio, “una tipologia che esiste in questa forma solo in Trentino e che non conosce eguali in altre regioni europee.” Sollecitata da Comuni e Enti sul territorio, la Provincia li ha creati per svolgere l’accompagnamento in quegli ambiti dove tradizionalmente non sono presenti le guide alpine, affidando al Collegio delle guide alpine la formazione e la gestione del loro Albo professionale. E fissando per loro un limite operativo, alla quota di 1800 metri, proprio per non andare a sovrapporsi alle attività proprie delle guide alpine, salvo per alcuni itinerari in deroga (una cinquantina individuati su tutto il territorio provinciale, ndr). In Trentino sono 134 gli accompagnatori iscritti all’Associazione, abilitati tra il 2008 e il 2010, e per il futuro non sono previsti nuovi corsi di formazione. La lettera di Vidi prosegue così. … “Non dubito che in taluni casi vi siano accompagnatori di territorio che siano in grado di utilizzare le leve del marketing meglio di molte guide (miglior loquela, miglior capacità di vendita, rapporto con il cliente, ecc.), ma questo non può essere il criterio per il quale si tende ad investire molto più su queste figure professionali che sulle guide alpine per il futuro della montagna....Preciso che non si tratta di una mera difesa corporativa e che nessuno di noi crede veramente che le due figure professionali siano concorrenziali (tanto è vero che molte guide alpine hanno già creato forme di collaborazione stabile con gli accompagnatori di territorio), ma è necessario dare le giuste priorità. Ho notizia che la Provincia stia chiedendo al Collegio delle guide alpine ulteriori deroghe per consentire di fare molti altri sentieri di montagna oltre i 1800 metri per gli accompagnatori di territorio ed addirittura che una prossima iniziativa legislativa intende battezzare con il nome di “guide” queste figure professionali. Spero siano notizie infondate, lo spero per tutti noi, anche nel rispetto delle tante guide alpine di tutte le età chiamate al cielo prematuramente…Tempo, capacità, storia, tradizione e tanta fatica e passione sono gli ingredienti necessari per fare una guida alpina; un corso di poco più di 200 ore, che vede scarsissima attenzione dedicata alle discipline tecniche (sicurezza in montagna, topografia ed orientamento, escursionistica..) fa un accompagnatore di territorio – magari futura guida di territorio…”.
Sugli aspetti sollevati da Ferruccio Vidi nella sua lettera abbiamo interpellato il vice presidente del Collegio, la guida alpina Matteo Faletti. “In alcuni ambiti, spiega Matteo Faletti, come Val Rendena, sono presenti entrambi, ma nella maggior parte dei casi accompagnatori e guide alpine lavorano fianco a fianco senza particolari problemi, perché ruoli e operatività sono chiari. Le guide poi generalmente svolgono la professione a tempo pieno, per molti degli accompagnatori invece questo è un lavoro part-time e c’è integrazione nel coprire le richieste. Forse in tempi in cui anche il turismo alpino risente della crisi e di fronte a qualche operatore turistico o qualche ente che ha preferito gli uni piuttosto che gli altri, qualche guida può averne avuto a male, è comprensibile”. Ma le preoccupazioni di Ferruccio Vidi forse vanno oltre la contingenza. In prospettiva infatti c’è la possibile introduzione anche in Trentino dell’accompagnatore di media montagna, figura prevista dalla legislazione nazionale. Una figura, e forse è proprio questo aspetto a suscitare perplessità a più di una guida alpina, con un campo di azione più ampio rispetto a quello degli attuali accompagnatori di territorio.
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