«Grazie agli angeli che mi hanno salvato»
Alessandro Andreini nel 2013 precipitò lungo la salita al Pesmeda. Tre anni dopo ringrazia con un filmato medici, soccorso alpino e nucleo elicotteri
TRENTO. Un video, pubblicato tre anni dopo la caduta in montagna, per ringraziare i soccorritori e soprattutto per raccontare la sua storia: quella di un ragazzo che se l’è vista brutta ed è riuscito a tornare alla vita e allo sport. Lui è Alessandro Andreini, un pizzaiolo romagnolo di trent’anni che nel settembre del 2013 era in vacanza in valle di Fassa ed è stato protagonista di un infortunio durante la salita sul Pesmeda, a monte di Moena, all’alba. Anche Linus (direttore di Radio Deejay) ha condiviso sul suo blog la storia di Andreini che - nei titoli di coda del suo film - ha voluto ringraziare il nucleo elicotteri dei vigili del fuoco di Trento, il soccorso alpino e in particolare i soccorritori di Moena e il comandante Vigilio Gabrielli.
Era il 10 settembre del 2013, di primo mattino, quando Alessandro Andreini decide di salire sul Pesmeda per ammirare il sorgere del sole. Il giovane parte quanto è ancora buio, con l’aiuto di una lampada frontale, ma durante la salita sbaglia strada e si avventura lungo una scarpata che si fa sempre più stretta e ripida. Giunto in un punto praticamente verticale, aggrappato con le mani alla roccia, Andreini perde l’appiglio e precipita rovinosamente a valle, riportando gravi ferite al capo e al volto. Lassù - in un luogo dove non sarebbe mai dovuto arrivare, lontano dal sentiero - il giovane si risveglia dopo un periodo di incoscienza e - con il telefonino, che per fortuna ha riportato solo qualche danno nella caduta - riesce a chiamare il 118. Alla fine - con qualche difficoltà - riesce a spiegare agli uomini del soccorso alpino dove si trova. Ma - vista la gravità delle ferite e il luogo impervio in cui è avvenuto l’infortunio, poco sotto la croce del Pesmeda - Andreini viene soccorso dall’elicottero che lo porta all’ospedale Santa Chiara di Trento: «Siete degli angeli» dice ai soccorritori, che lo portano in salvo. Comincia un lungo periodo di riabilitazione. Gli esami evidenziano che il pizzaiolo romagnolo ha rischiato seriamente di finire su una sedia a rotelle. E’ andata bene, ma il percorso per tornare come prima è lungo: ci vuole forza e soprattutto una motivazione. Andreini vuole tornare lassù, questa volta per raggiungere la croce. E poi si dedica al triathlon, con l’obiettivo di percorrere un “iron- man” e dedicarlo al padre (che non c’è più). Questa è la sua storia. Quella di un ragazzo che ha voluto dire grazie ai suoi soccorritori (non è così scontato come sembra) con i quali, dopo il recupero, si è tenuto in contatto.