Fragilità e nuovi poveri: il futuro preoccupa 

Emergenza Covid. Ad Arco un centinaio di famiglie chiede aiuti alimentari alla Caritas, ma anche sostegno economico per affitti e bollette. Turrini: «Ma si preannunciano tempi difficili»


Sara Bassetti


Arco. Le ricadute della drammatica crisi sanitaria che il mondo intero sta vivendo riguardano fortemente anche l’economia e la vita delle persone, specie di chi viveva già situazioni di difficoltà e di fragilità. Sono tanti i nuovi poveri che si rivolgono ai centri di ascolto diocesani e parrocchiali della Caritas per avere un sostegno; una realtà in cui aumenta sempre di più il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani e delle persone in età lavorativa. «Ad oggi le famiglie che fanno riferimento alla Caritas di Arco per motivazioni diverse sono un centinaio – dichiara Romano Turrini, coordinatore della Caritas locale – esigenze alimentari, ma anche legate ad alcune scadenze imminenti. Ma si preannunciano tempi davvero difficili».

Nel rispetto delle disposizioni ministeriali, le Caritas diocesane non hanno mai cessato di garantire i propri servizi, anzi, li hanno rimodulati alla situazione contingente. Interventi che coinvolgono molti volontari anche nell’Alto Garda. «Continua la distribuzione di viveri, che anche lunedì ha interessato circa sessanta famiglie, a cui sono stati assicurati prodotti a lunga conservazione donati dal Banco Alimentare e raccolti nei supermercati, principalmente Coop – spiega Turrini – a questo abbiamo aggiunto la distribuzione di una fornitura di prodotti per l’igiene personale e la pulizia della casa, raccolti presso Tigotà. Le distribuzioni avvengo all’Oratorio di via Pomerio, cosa che ci permette di avere più spazio, e quindi di rispettare i distanziamenti, ma ci garantisce anche una maggiore privacy». Le borse di viveri vengono dispensate ogni quindici giorni su prenotazione; a quindici famiglie arcensi con bambini piccoli viene assicurata anche una fornitura di latte in polvere e di pannolini, mentre a cinque nuclei familiari di nomadi, stanziati ad Arco, Caritas fornisce anche la bombola del gas.

«Uno tra gli impegni più sostanziosi che stiamo mettendo in campo è quello legato al pagamento delle bollette – aggiunge Turrini – ma ci preoccupano molto anche gli affitti arretrati delle case private, che sono tutti di una certa consistenza». Un tema, questo, per il quale Caritas partecipa al Tavolo della solidarietà della Comunità di Valle, per decidere l’intervento più appropriato per le famiglie che sono state penalizzate dal Covid-19. «È stato ribadito più volte da parte nostra, ma siamo fortemente convinti che il vero problema di oggi sia la mancanza di abitazioni di soccorso – aggiunge - uno spazio di accoglienza immediata per persone momentaneamente senza tetto, locali destinati all’accoglienza di emergenza, sia essa legata a richiedenti asilo o a casi di violenza domestica o a nuova povertà, uno spazio in cui le persone possano anche solo dormire e lavarsi». Tra i servizi garantiti, la raccolta e la distribuzione di vestiti per neonati e per bambini (presso un magazzino presente all’Oratorio) e quella di mobili, stoccati e distribuiti nell’ex casa-alloggi di via della Cinta.

Nell’ambito del progetto “InFondo Speranza” della Diocesi trentina, destinato a persone sole o famiglie che stanno pagando in modo pesante le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria, in particolare con la riduzione o la perdita del lavoro, la Caritas arcense raccoglie le difficoltà per accompagnare la situazione segnalata. «Si tratta dei pagamenti più svariati, dal bollo della macchina alle spese del meccanico – puntualizza – le uscite sono tante, ma per ora il conto della Caritas riesce ancora ad essere in attivo». Ciò grazie alla disponibilità di privati e enti, che stanno effettuando donazioni anche di una certa consistenza. «Purtroppo in questo anno è saltata la raccolta “Con le mani in pasta” così come salterà il “Banco alimentare” di fine mese – conclude – siamo però positivi, perché grande è la sensibilità dei cittadini, così come quella del Comune».













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