Filmfestival, spazio agli autori locali
Tra alpinismo classico e nuove sezioni. E tante «chicche» di stretta attualità
TRENTO. Un festival capace di stupire e soddisfare pubblici diversi, che naviga fra alpinismo classico (magari innestato di nuovi valori), orizzonti regionali e invece globali e contributi di carattere universale. Un Festival che cambia ancora. Così martedì sera Sergio Fant ha presentato ad un pubblico di studenti universitari (purtroppo scarso causa esami e feste pasquali) il Film Festival di Trento, del quale da quest'anno è il responsabile della selezione cinematografica. Fant ha spiegato che si è voluto riorganizzare i contenuti del Festival, «dando ordine alle tante chiavi esistenti nel percorso».
Quest'anno ci saranno, oltre alla sezione delle opere in Concorso, altre ben definite sezioni tematiche. In collaborazione con il Museo tridentino di scienze naturali partirà "Naturadoc" (documentari naturalistici e sull'ambiente), poi ci sarà la sezione "Terre Alte", quindi una sezione dedicata ad un paese affine alle terre montagnose della nostra regione (quest'anno la Finlandia). Infine accanto alla sezione Eventi e alla già consolidata sezione Eurorama (Cinema etnografico) ci sarà la sezione "Orizzonti vicini", «dedicata ai materiali, per altro da sempre presenti al festival - ha spiegato Fant - prodotti da autori nati o formatisi qui e ai film realizzati in regione, che ora avranno la giusta visibilità».
"I nemici del silenzio" ad esempio (di un giovanissimo regista locale) racconta la storia lunga 160 anni della banda musicale di Cimego. Poi ci saranno due film realizzati da altrettanti giovani registi sulle trasformazioni urbane della città di Trento, prodotti con il contributo dell'Opera universitaria e dell'Ufficio per le Politiche giovanili di Trento. "Lo sconosciuto" racconta il difficile rapporto fra residenti intorno all'ex Italcementi e nuovi disperati, che vivono nella struttura in decadenza. "In distruzione" documenta la trasformazione del quartiere di San Bartolomeo, da quartiere popolare a residenza - cosmopolita - di studenti universitari.
"Non si può nulla contro il vento" è invece il documentario realizzato dal collettivo Flatform, con immagini filmate lungo 60 chilometri di Appennino, con mesi di composizione al computer, creando un effetto di animazione di un paesaggio fantastico. Il lavoro aprirà la serata del 1º maggio, con un programma pensato fra cinema e arte contemporanea. Ci sarà anche il documentario "Alpi" di Armin Linke, un progetto di ricerca sull'evoluzione dell'iconografia del paesaggio alpino. «Vedremo le Alpi dove non ci aspetteremmo, nella zona di sci al coperto più grande del mondo a Dubai, con arabi vestiti da tirolesi che servono birre o musical indiani girati con sfondo di Alpi svizzere. Trasformazioni e funzioni del paesaggio alpino che non siamo abituati a concepire - ha chiosato Fant - quella sarà una serata ai limiti della nostra programmazione, non a caso in collaborazione con la Galleria Civica di arte contemporanea». Il terzo lavoro in sala quella sera sarà "Il capo" girato sulle Alpi Apuane, attualmente il cortometraggio italiano con più successo al mondo, che è stato selezionato in tutti i festival internazionali.
Accanto alle declinazioni locali e alle sperimentazioni, troviamo film importanti e classici, come l'incredibile lavoro in 3D "Cave of forgotten dreams" di Werner Herzog o il classico dell'avventura (connotato da un idealismo ambientalista) "180 south" dalla California alla Patagonia. Ci sarà anche l'imperdibile (come dice Sergio Fant) "Into eternity", il documentario dedicato ad un misterioso deposito nucleare, che Fant definisce «il più bel documentario in assoluto degli ultimi tempi». E molto altro, fra montagna, società e cultura.
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