Ecco la bandiera dei ladini nonesi
Svelata ieri a Cles dall’associazione Rezia. Riproduce la carta tipografica delle valli del Noce del 1540
CLES. C'è il popolo (quasi 11 mila valligiani che si sono dichiarati ladini al censimento del 2011), l'inno (“El Ciant a la Val”, testo di Pietro Tommaso Scaramuzza, Cles 1818 – 1882) e la musica (Gianni Caracristi e Pino Angeli), la letteratura (poesie e prose da 200 anni in qua) e adesso pure la bandiera. Succede in val di Non, dove continua la corsa, tra ostacoli e mille pali tra le ruote, dell'associazione Rezia (e della sua ispiratrice, Caterina Dominici) verso il riconoscimento dei nonesi come minoranza ladina.
La bandiera è stata svelata ieri a Cles in una saletta del caffè Europa in anteprima per la stampa. La presentazione ufficiale “coram populo” sarà invece venerdì prossimo al Palanunia di Fondo (alle 20.30) nella serata concerto con cori, poeti, amministratori e la presentazione del libro che il costituzionalista romano Massimo Luciani, patrocinatore alla Corte Costituzionale, ha dedicato alla ladinità nonesa.
La bandiera, disegnata dal pittore Silvio Nicolodi, riproduce in campo azzurro la carta topografica delle valli del Noce tracciata nel 1540 da Pietro Andrea Mattioli (Siena 1501 – Trento 1578), scienziato e medico personale del cardinale Bernardo Clesio che a lungo aveva soggiornato in valle. Sopra c'è la scritta in caratteri pregotici “Nonesi e Ladini Semper” e sotto tre date, il 46 d.C (anno della Tavola Clesiana), il 1407 (la rivolta noneso solandra contro il potere vescovile conclusa con l'attribuzione alle due valli di una serie di “privilegi”) e il 2011 l'anno del censimento che ha visto il 25% della popolazione nonesa dichiararsi ladina. L'idea di realizzare la bandiera con queste date e con questa antica carta topografica è stata spiegata dall'avvocato Sergio de Carneri, clesiano di nascita, avvocato nel foro di Rovereto e già parlamentare (dell'allora Pci) per due legislature, altrettante di consigliere regionale e per 16 anni membro attivo della Commissione dei Dodici. In un libretto pubblicato in vista del censimento dal titolo “La saga dei Nonesi”, Carneri aveva raccolto le ragioni della rivendicazione ladina e tra l'altro aveva riprodotto la carta del Mattioli in cui sono rappresentate per ambito tutte le 22 pievi (tre solandre: Ossana, Malé e Livo, all'epoca appartenente alla val di Sole, e le 19 nonese in cui era articolato il territorio delle due valli. «Una rappresentazione che riassume le radici della nostra storia e che, secondo l'ex direttore del museo di scienze del Trentino, Gino Tomasi (1927 - 2014) costituisce la più antica rappresentazione topografica di un territorio a livello europeo»» - ha detto l'ex parlamentare. De Carneri si è in soprattutto soffermato sulla rivolta popolare del 1407 e sui privilegi concessi alle due valli tra cui il diritto dei valligiani di essere giudicati nella loro terra, il diritto alla difesa, il controllo e i limiti alla tortura (all'epoca comunemente usata come strumento di prova) e il diritto ci conoscere il capo d'imputazione (habeas corpus) per chi era arrestato. «Testi attualissimi che dovrebbero esser conosciuti ed insegnati nelle scuole della valle, invece non se ne sa nulla, ma sono una alta testimonianza di civiltà giuridica di seicento anni fa».