Contratto sanità, sindacati contro Apran
Il nodo dei 5 milioni ancora divide le rappresentanze dei lavoratori dall’agenzia della Provincia
TRENTO. La lunga e difficile trattativa per il rinnovo del contratto del comparto sanità continua a tenere banco nel dibattito sindacale. La riunione all’Apran dell’altro giorno ha scatenato polemiche con la Funzione pubblica della Cgil che, col segretario Giampaolo Mastrogiuseppe e con la responsabile sanità Gianna Colle, invita a videroregistrare le riunioni all’Apran: «Vogliamo che finisca questa “narrazione”, lasciata ai mentitori seriali e agli strateghi un tanto al chilo». Molto critici anche Nursing Up e Uil che hanno firmato una nota insieme. «Abbiamo purtroppo constatato ancora una volta che il Presidente Apran ha persistito, come nella riunione precedente, nel non voler considerare e discutere le nostre proposte per l’erogazione dei 5 milioni una tantum e l’ulteriore fascia economica per i 40 anni. La proposta dell’Apran, e che a detta della stessa avremmo dovuto firmare, conteneva delle condizioni capestro che, se accettate, avrebbero condizionato in negativo tutta la successiva trattativa per la chiusura del contratto provinciale», sostengono Cesare Hoffer e Giuseppe Varagone.
Sul piede di guerra anche la Fp Cgil. Spiegano ancora Mastrogiuseppe e Colle: «La seduta è stata l'ennesima sceneggiata. Quattro ore a discutere di un testo presentato dall'Apran e rifiutato da 3 sindacati su 5. Per noi è importante dare risposte a tutto il personale, in maniera equa e tenendo conto delle peculiarità delle singole professionalità. Chiaramente non per tutti è così».
Nell’accordo proposto da Apran, l’articolo 2 sancisce che le risorse accantonate e non erogate per effetto del blocco contrattuale, durato dal 2009 al 2015, vengano distribuite a tutti: sono i 5 milioni di cui si parla da tempo, ma per la Cgil «è iniquo: sono soldi di chi lavorava in quegli anni, e chi è arrivato dopo beneficerebbe in tal modo di parti di stipendio tolte a chi non le aveva ricevute a suo tempo. La verità, dura da confessare, è che a beneficiare di questo “blitz” sarebbero lavoratori che aderiscono a un paio di sigle sindacali che evidentemente, più che all’equità, puntano a valorizzare i propri tesserati. Attenzione: noi non vogliamo penalizzare i neo assunti, ma è anche vero che alla quasi totalità di loro è già stata attribuita una fascia con soli 3 anni di anzianità (con l'accordo stralcio economico già firmato)».
L’articolo 3 prevede di erogare, al personale con 40 anni di servizio utile a fini pensionistici, la fascia apicale o quella superiore a quella rivestita. «Grazie a Cgil la proposta è stata estesa a tutti, ma la traduzione di Apran è paradossale: attribuisce la fascia solo a chi ha maturato i 40 anni a dicembre 2016 e a dicembre 2017. Chi arriva dopo è escluso, come a dire: caro lavoratore, sei invecchiato troppo tardi, dovevi invecchiare prima!»