Cerro Torre, El Chalten sta con Maestri

Il paese ai piedi della montagna «caccia» gli alpinisti che hanno schiodato la via



TRENTO. La telenovela dello «schiodamento» della «via del Compressore» di Cesare Maestri sul Cerro Torre si arricchisce di una nuova puntata. Questa volta a prendere la parola sono gli abitanti di El Chalten che hanno marchiato come ospiti non graditi Hayden Kennedy e Jason Kruk, i due alpinisti che hanno distrutto la via. Se sull'impresa il mondo dell'alpinismo si era spaccato con gente del calibro di Messner che la appoggiava, ora a prendere la parola è la gente che abita ai piedi del Cerro Torre.

All'assemblea popolare - raccontata sul sito montagna.tv - erano invitati anche i due americani e Rolando Garibotti. Non sono però intervenuti e Garibotti avrebbe spiegato che «Non vengo all'assemblea perché i partecipanti non sono sportivamente all'altezza per poter discutere con me. Non partecipo all'assemblea se non sono presenti: Carlos Comesaña, Ermanno Salvaterra e Cesare Maestri o se non sono invitato personalmente, per iscritto e in anticipo». C'era però Elio Orlandi.

Come prima cosa l'assemblea ha ribadito quanto deciso nel 2007 ossia il divieto di utilizzare in futuro scale di chiodi ad espansione su nessuna montagna e ha detto no all'arroganza delle idee e delle azioni da parte delle parti chiamate in causa. I climbers Hayden Kennedy Jason Kruk sono stati dichiarati «persone non gradite» a El Chalten per essere stati irrispettosi della comunità che si era già espressa contro la rimozione dei chiodi, con una lettera pubblicata su molti mezzi di comunicazione e sul web.

È stato anche spiegato che non si tratta di uno scontro su base nazionale ma che «quando Maestri aprì la via in questa valle non c'era ancora una popolazione e, certamente, se qualcuno volesse far qualcosa del genere oggi le persone manifesterebbero contro di lui con la stessa forza». E ancora «non si possono schiodare le vie che non ci piacciono perché questo trasformerebbe l'alpinismo in una guerra di etica dogmatica dove l'uno distrugge quello che fa l'altro».

All'assemblea, come detto, hanno partecipato anche alcune «stelle della roccia» del calibro di Elio Orlandi, al quale è stato chiesto che cosa sarebbe successo se a uno scalatore fosse saltato in mente di ripulire una ferrata delle Dolomiti: «Andrebbe arrestato - è stata la sua pronta risposta - sarebbe qualcosa fuori dal normale, a nessuno verrebbe in mente, sarebbe un'offesa per la gente del posto». Ecco le conclusioni: portare il tema ad altri organismi provinciali e nazionali e fare in modo che questo non si ripeta, verificare come si potrebbero dichiarare le vie di scalata del parco come "Patrimonio culturale", redigere un codice di etica della scalata del Centro Andino El Chaltén, Dichiarare la cordata nordamericana come "persone non gradite".













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