Cento profughi nelle ex caserme
Accordo con lo Stato: in via al Desert un nuovo centro di smistamento. A Trento gli uomini, a Marco le donne
TRENTO. Un edificio delle caserme Damiano Chiesa di via al Desert, da un paio d’anni lasciate libere dai militari, accoglierà un centinaio degli oltre 900 profughi finora inviati dallo Stato in Trentino. La Provincia ha firmato un’intesa all’interno dell’accordo quadro con lo Stato, che ha ceduto una porzione dell’area militare. Quello di via al Desert - hanno annunciato ieri il governatore Ugo Rossi e l’assessore Luca Zeni - diventerà il secondo centro di smistamento, accanto a Marco di Rovereto che non riusciva più a dare risposta ai numeri in aumento.
«Avevamo chiesto con forza al premier Renzi, insieme ad altre Regioni, che ci fosse data questa possibilità e l’abbiamo ottenuta», ha detto Rossi. Il ministero della Difesa utilizza attualmente solo una parte degli edifici come deposito, ma non ci sono più soldati. La zona, di fronte al Centro per la protonterapia, «è in città, non è isolata ma è sufficientemente decentrata - osserva l’assessore - e non c’è un impatto diretto sul quartiere visto che attorno non ci sono abitazioni». La scelta di creare nel capoluogo un secondo luogo di prima accoglienza per un numero consistente di migranti era stata già annunciata da Zeni, «questo - spiega - ci consentirà di ridurre la presenza di profughi nel centro di via Brennero, che è una zona della città più sensibile dove bisogna evitare grosse concentrazioni».
Ma la necessità di un secondo punto di approdo è data oggi anche dai numeri della richiesta di accoglienza che sono in costante crescita visti i continui sbarchi sulle coste della Sicilia. Solo due settimane fa il Viminale aveva nuovamente ritoccato il contingente trentino, alzandolo da 870 a 963.
A Marco, al centro della Protezione civile, si era raggiunto il picco di oltre 230 richiedenti asilo, che oggi - è l’aggiornamento fornito ieri da Zeni - sono scesi a 150: in attesa dei prefabbricati in costruzione in vista dell’inverno, vivono ancora nelle tende. «L’impegno era di alleggerire il centro di Rovereto - ricorda Zeni - per questo abbiamo deciso di ospitare 50 profughi alle Viote, ma sarà una soluzione a breve, per poche settimane».
Entro un mese, con piccoli interventi di sistemazione, le caserme Chiesa saranno pronte per accogliere un centinaio di migranti: fino a due anni fa ospitavano i militari, dunque sono uno spazio attrezzato e in buono stato che ha a disposizione 300 posti letto, dotato di bagni e cucine. «L’intenzione è di utilizzarne un centinaio - ha chiarito l’assessore - creando qui un secondo hub accanto a quello di Rovereto, dove i profughi arrivano, passano il primo breve periodo, fanno i controlli medici e il corso d’italiano, e poi vengono smistati sul territorio».
La Provincia ha chiesto al Viminale che vengano inviate in Trentino più donne. «Oggi quelli che abbiamo finora accolto sono nella stragrande maggioranza giovani uomini - ha spiegato Zeni - ma anche dai territori ci viene sollecitata una presenza più equa tra uomini e donne. Ora la prospettiva di avere a disposizione due centri di smistamento ci consente di pensare ad una divisione di genere, le donne potrebbero essere ospitate a Marco di Rovereto e gli uomini in via Al Desert». Una divisione, ha chiarito l’assessore, che risponde a elementari criteri di privacy e migliore convivenza, dal momento che a Marco i richiedenti asilo sono ancora ospitati nelle tende.
Le ex caserme, con gli spazi ampi di cui dispongono, diventano quindi una soluzione comoda anche per Trento, seppure solo per il primo approdo dei migranti che chiedono asilo. Il modello che la Provincia sta impostando con i Comuni prevede invece un’accoglienza diffusa sul territorio per piccoli gruppi, in modo da favorire l’accettazione sociale e un percorso di integrazione di chi, fuggito dalle guerre e dalla fame, cerca la possibilità di costruirsi una nuova vita.
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