Cento pellegrini mocheni a piedi fino a Pietralba

Sono partiti da Fierozzo alle 3 e hanno raggiunto il Santuario dopo 12 ore Con loro c’erano anche il sindaco Luca Moltrer ed il parroco don Daniele Laghi


di Paolo Silvestri


FIEROZZO. La devozione per la Madonna dell’Addolorata val bene una dura camminata. E così, da molti anni, nel cuore della notte tra venerdì e sabato della “terza di settembre” un gruppo sempre più folto di mocheni parte da Fierozzo per raggiungere a piedi, zaino in spalla, il Santuario di Pietralba in Alto Adige. Un pellegrinaggio duro per il fisico di chi lo affronta, ma allo stesso tempo spiritualmente appagante.

L’appuntamento con il cammino della devozione da Fierozzo a Pietralba si è ripetuto lo scorso fine settimana. Un pellegrinaggio non per “quattro gatti”, ma per cento (qualcuno di più in verità) persone che hanno diviso freddo, caldo, sudore, fatica, il misticismo della preghiera comunitaria lungo il percorso e l’approdo al Santuario. Tra i pellegrini c’erano anche don Daniele Laghi, parroco di Fierozzo e dei mocheni tutti, ed il sindaco del paese, Luca Moltrer.

«Sono dodici anni che faccio il pellegrinaggio - racconta il sindaco Moltrer - ed è la prima volta che viene anche il parroco». «E’ stata per me una grande esperienza spirituale - sottolinea don Daniele, ancora una volta vicino ai suoi parrocchiani -. Domenica ho anche fatto saltare tutte le messe tranne la prima così che anche chi non poteva fare il pellegrinaggio a piedi potesse raggiungerci a Pietralba per le funzioni». Ed, infatti, se cento e più mocheni sono saliti, passo dopo passo, a piedi fino al Santuario, in molti lo hanno raggiunto in auto, così da non mancare messa solenne e processione dell’Addolorata. Certo però che per chi ha fatto il percorso a piedi non s’è trattato di una semplice passeggiata. «Già, fisicamente è impegnativa», ricorda don Daniele.

La partenza dei pellegrini è avvenuta alle 3 del mattino di sabato. Poi via fino a Malga Cagnon «dove alle 5 e mezzo ci è stata servita, come da tradizione, la colazione», ricordano sindaco e parroco. Poi avanti a passo Cadino e quindi la discesa fino a Molina di Fiemme. Da lì avanti ancora fino a passo San Lugano dove c’è stata la pausa pranzo. «Chi ha mangiato al sacco e chi al ristorante», ricorda don Daniele. Poi avanti ancora fino all’arrivo, a metà pomeriggio di sabato, al Santuario dove i pellegrini mocheni hanno trascorso la notte prima di vivere, la domenica mattina, la celebrazione della loro devozione alla Madonna dell’addolorata.

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