Capitali all’estero, in ballo 18 milioni

La Provincia impugna alla Corte Costituzionale il decreto del governo Renzi: «Il gettito spetta a noi, non allo Stato»


di Chiara Bert


TRENTO. La Provincia impugna alla Corte Costituzionale il decreto fiscale e il bilancio 2017 con cui il governo Renzi ha destinato alle casse statali l’intero gettito atteso dalla nuova voluntary disclosure, la norma che consente agli italiani che detengono attività finanziarie o patrimoniali all'estero non dichiarate al fisco, di sanare la loro posizione, anche penale, pagando le relative imposte e le sanzioni in misura ridotta. Una manovra che per il bilancio dello Stato è stimata in 1,6 miliardi di euro e che per il Trentino dovrebbe valere tra i 16 e i 18 milioni di euro, considerando che le due manovre di «collaborazione volontaria» valgono tra gli 8 e i 9 milioni l’una. Un gruzzolo che di questi tempi non è indifferente e a cui la Provincia non intende rinunciare.

La decisione è stata assunta nella seduta di venerdì scorso dalla giunta Rossi, che ha affidato la difesa agli avvocati Nicolò Pedrazzoli dell’Avvocatura della Provincia e agli avvocati Giandomenico Falcon e Luigi Manzi impegnando una somma di 8.296 euro. La giunta ricorda che la Corte costituzionale «ha già escluso che possa trattarsi di un gettito che deriva da aumento di aliquote o dall’istituzione di nuove tasse, in quanto si tratta di un gettito originariamente dovuto e illecitamente sottratto». Ne consegue, per Piazza Dante, che alla Regione e alle Province autonome spetta la quota dei tributi erariali prevista dallo Statuto (i 9/10) anche per quanto riguarda le somme riscosse attraverso la collaborazione volontaria.

Il problema si era presentato già in occasione della prima voluntary (2014) ma alla fine la Provincia di Trento aveva rinunciato ad impugnare, così come Bolzano. Non così la Sicilia, a cui la Consulta ha dato ragione, mettendo nero su bianco che i soldi del rientro dei capitali dall’estero spettano alle Regioni e Province autonome. «La Sicilia può giustamente incamerarsi i propri denari - ha attaccato nei giorni scorsi il consigliere provinciale del M5S Filippo Degasperi, non così le “virtuose” Province di Trento e Bolzano, i cui cittadini pagheranno il conto della fedeltà della Provincia a padron Renzi. Con la voluntary disclosure infatti sarebbero potuti rientrare nelle casse del Trentino circa 20 milioni di euro ma Renzi e il suo governo hanno deciso che tutti i soldi dovevano finire alle casse dello Stato».

Sui 9 milioni di gettito entrati nelle casse statali e che spetterebbero al Trentino, la Provincia ha aperto una trattativa con Roma: uno scambio di corrispondenza sembrava aver chiarito la querelle ma lo Stato non ha ancora versato un euro e così, questa volta, si è deciso di impugnare. Allo Stato si contesta una violazione delle norme dello Statuto di autonomia e la Provincia ricorda anche che la Corte Costituzionale in più occasioni si è pronunciata sulle condizioni necessarie perché un gettito possa essere legittimamente considerato «riserva all’erario». La finestra temporale della seconda voluntary disclosure va dal 24 ottobre 2016 al 31 luglio 2017 e riguarda da un lato l’emersione di attività estere, dall’altra violazioni relative ad imposte erariali: il contribuente potrà versare in un’unica soluzione o in tre rate quanto dovuto (entro il 30 settembre), chi si autodenuncia pagherà anche le sanzioni, differenziate a seconda della tipologia di attività che viene sanata. La sanzione minima è pari al 3% dell’ammontare degli importi non dichiarati.

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