Brennero: l’Austria mostra i muscoli
Manifestazione anti muro: la polizia usa spray urticanti contro gli attivisti Fermato e rilasciato De Pieri, esponente dei centri sociali di Bologna
BRENNERO. «Vi assicuro una cosa: il 7 maggio sarò di nuovo qui a manifestare contro la scellerata decisione dell’Austria di chiudere il confine del Brennero, per bloccare i disperati che fuggono da guerre e fame. Se succedesse sarebbe la fine del sogno europeo». È la promessa di Gianmarco De Pieri - uno dei leader del centro sociale di Bologna Tpo (Teatro politico occupato) promotore della manifestazione di ieri al confine italo-austriaco per la libertà di movimento, assieme a Nicola Fratoianni, deputato e coordinatore nazionale Sel/Sinistra italiana e Giovanni Paglia deputato di Si - subito dopo il rilascio da parte della polizia austriaca.
Parla davanti ai circa 300 manifestanti arrivati in pullman da Bologna, Reggio, Rimini ai quali si sono uniti gli esponenti di Sel e Rifondazione comunista del Trentino-Alto Adige, che subito dopo il fermo hanno improvvisato un sit-in in territorio austriaco, ma a pochi metri dal confine italiano nei pressi dell’outlet del Brennero.
È il brutto quanto inspiegabile epilogo della manifestazione iniziata, in modo pacifico, ieri mattina poco dopo le 12 al Brennero.
Alta tensione. Gli austriaci, dopo gli scontri del 3 aprile, non avrebbero voluto concedere l’autorizzazione, alla fine venerdì sera è arrivato il via libera, probabilmente - si dice - anche dopo le pressioni del presidente altoatesino Arno Kompatscher e del governatore del Tirolo Günther Platter: entrambi, a quanto pare, hanno spiegato che sarebbe stato peggio per l’Austria - in questo momento sotto i riflettori internazionali - vietare che autorizzare.
Ma la tensione, che si respira sul versante austriaco quando arrivano gli attivisti, è alta: 350 - come per altro annunciato - i poliziotti schierati in assetto anti-sommossa, sulla strada statale, 300 metri oltre il confine.
Il corteo, formato soprattutto da giovani, parte davanti alla stazione di Brennero. In prima fila ci sono anche gli esponenti altoatesini di Sel come il deputato Florian Kronbichler, Guido Margheri, Annamaria Molin e Gianfranco Maffei di Rifondazione comunista. Accanto a loro Luca Casarini, figura storica del movimento no-global italiano. Da un furgone scendono alcuni canotti e una serie di salvagenti arancione - quelli che solo i profughi più “ricchi” possono permettersi di comprare per sperare di sopravvivere all’attraversata del Mediterraneo - che i manifestanti indossano in segno di solidarietà con i migranti.
«No border, no nation, stop deportation»: scandiscono in coro. La polizia italiana - in tutto una trentina di persone coordinate dai dirigenti della questura e della Digos di Bolzano - è costretta ad intervenire un’unica volta per evitare che i manifestanti vengano alle mani con un giovane che alza il cartello: “Un muro a Salorno ci protegge dalla cultura del mezzogiorno”.
Oltre il confine. Quando entrano in territorio austriaco molti indossano una maschera bianca per invocare libertà di movimento in Europa al di là della nazionalità e del colore della pelle. Trecento metri più avanti c’è la barriera dei poliziotti austriaci: oltre non si può andare. Si rivendica il diritto alla libera circolazione e qualcuno cerca simbolicamente di forzare il blocco, ma la polizia reagisce immediatamente con gli spray urticanti. Si vorrebbe cercare di attaccare almeno una manifesto sulle transenne al di là delle quali ci sono gli agenti, ma il cartello viene fatto a pezzi.
È chiaro che non è il caso di insistere.
Mancano pochi minuti alle 15 quando il corteo si scioglie e la gente s’incammina verso il territorio italiano. È in quel momento che scoppia il caos.
L’arresto. Gianmarco De Pieri viene prelevato di forza dal corteo e trascinato all’interno dell’area circondata dalla polizia austriaca. Cos’è successo? Kronbichler cerca di capire parlando con il responsabile della polizia; Fratoianni si mette immediatamente in contatto con la Farnesina. Gli attivisti si siedono in cerchio sulla strada: »Siamo pronti - dicono - a farci arrestare tutti se non liberate Gianmarco». Mezz’ora dopo l’esponente dei centri sociali bolognesi viene rilasciato.
«Come hanno visto tutti - commenta Fratoianni - Gianmarco non fa fatto nulla: stava parlando al microfono quando lo hanno fermato. Lo accusano di istigazione alla manifestazione: un fatto gravissimo la polizia austriaca dovrà rispondere». Molto critico anche il deputato Kronbichler : «Reazione eccessiva e ingiustificata, una prova di forza da parte della polizia che si spiega solo con il clima pesante del momento. Alle elezioni presidenziali - ieri c’è stato il primo turno - sta trionfando il candidato della destra».
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