«Battisti era un disertore» battaglia su Facebook
Il consigliere del Patt Baratter attacca la memoria del martire ed elogia l’ufficiale trentino che lo catturò. Dorigatti ribatte: l’esecuzione fu indegna
TRENTO. Domani si celebreranno i 98 anni dalla morte di Cesare Battisti, impiccato dagli austriaci nella fosse del castello del Buonconsiglio perché era accusato di alto tradimento per aver combattuto nella Prima guerra mondiale con la divisa italiana. Una ricorrenza che, come al solito, divide in Trentino.
Dopo gli attacchi su Facebook dei mesi scorsi da parte del deputato del Patt Mauro Ottobre alla figura di Battisti, adesso arrivano le bordate di un altro esponente del partito autonomista, lo storico e consigliere provinciale Lorenzo Baratter che, sempre su Facebook (a dimostrazione che i social network sono diventati un’arma di polemica politica) definisce Battisti un «disertore» ed elogia Bruno Franceschini, l’ufficiale dell’esercito austriaco originario di Tres in val di Non che comandava la pattuglia che ha catturato Battisti sul monte Corno.
Dall’altra parte il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti pubblica, sempre su Facebook, un intervento in cui definisce l’esecuzione di Battisti indegna di un paese civile e un dramma dei nazionalismi. Due interpretazioni opposte che vengono da due esponenti della maggioranza che governa il Trentino.
Baratter è esplicito nell’elogiare Bruno Franceschini e nel condannare Battisti: « A un secolo da quei fatti - superato, ci auguriamo, un modo livoroso di fare storia, - siamo in dovere oggi di riconoscere, per un senso di giustizia e verità, senza ferire la sensibilità di alcuno, la situazione di chi affrontò la guerra non come "rinnegato" ma quale fedele soldato o ufficiale dell’esercito di uno Stato, l'Impero austro ungarico, nel quale era nato e cresciuto e del quale si sentiva legittimamente parte.
Bruno Franceschini è uno dei personaggi più evocati e meno conosciuti della storia della prima guerra mondiale in Trentino.Egli è comunemente ritenuto colui che catturò Cesare Battisti, parlamentare austriaco disertore, sul Monte Corno di Vallarsa. Di lui, qualche notizia vaga e poi l’incerto suo destino a guerra finita. Inghiottito dalla storia, sepolto dalla damnatio memoriae, nessuna traccia insomma. Insultato, anche attraverso la costruzione di una serie impressionante e imbarazzante di falsi storici che volevano dipingerlo come una sorte di “mostro”, di “traditore”, ignorando completamente la storia sua personale e quella dei circa 60.000 tirolesi trentini sudditi austriaci che combatterono per la loro Patria, che allora era l’Austria».
Baratter attacca la storiografia ufficiale italiana e non attacca le autorità austriache che hanno deciso di impiccare Battisti: «Bruno Franceschini, il “rinnegato Bruno Franceschini” come è stato ricordato per decenni da una certa livorosa storiografia italiana, infarcita di nazionalismo, volendolo bollare di ignominia quale responsabile della cattura di Cesare Battisti, era in realtà fedele ufficiale dell’Imperatore, chiamato in guerra nell’esercito austro ungarico, combattente non per la “patria nefanda”, ma per lo Stato, l’Impero austro ungarico, nel quale egli era nato e cresciuto e del quale si sentiva parte».
Di parere opposto Dorigatti: «L'esecuzione di Battisti, indegna di un paese civile come l'Austria-Ungheria, sta ancora adesso a significare le pericolose derive dei nazionalismi che produssero allora in Europa una spirale di violenza senza pari».