IL CASO

Anagrafe, anche a Trento porte chiuse ai migranti

Il Comune sta applicando la legge Salvini che nega l’iscrizione a chi è in attesa di protezione. In tre mesi sono stati “respinti” una decina di profughi



TRENTO. Anche il Comune di Trento chiude le porte dell’Ufficio Anagrafe ai richiedenti asilo. Lo fa nel pieno rispetto del decreto sicurezza e soprattutto in linea con quanto avviene nel resto del Paese, anche se su questo punto specifico alcune regioni (come Sicilia o Toscana) hanno minacciato il ricorso alla Corte Costituzionale.

Dal 5 di ottobre, alla luce dell’entrata in vigore delle nuove norme, il Comune di Trento ha disposto la sospensione del rilascio dei certificati di iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo, cioè quei migranti che non hanno ancora ricevuto in via definitiva la protezione (sia essa internazionale o umanitaria, quest’ultima per altro ora abolita).

Nelle prime settimane di applicazione del decreto sono stati una decina gli stranieri che si sono presentati negli uffici comunali di Piazza Fiera ma hanno ricevuto il diniego alla richiesta di iscrizione anagrafica. Per il Comune di Trento, di fatto, sono dei fantasmi nel senso che il Comune ufficialmente non sa dove risiedano. L’immediata conseguenza è che i richiedenti asilo arrivati in Trentino dopo il 5 di ottobre non potranno avere accesso a tutti quei servizi (edilizia pubblica, graduatorie varie) nelle quali si può comparire solo in quanto residenti. Poiché loro non sono ufficialmente residenti a Trento, non hanno diritto ad alcun beneficio. Benché privi di iscrizione anagrafica, tuttavia, il decreto Salvini concede loro l’accesso al sistema sanitario e a quello scolastico. 













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