Addio a Giovanni de Stanchina padre della frigoconservazione

Livo. Lutto a Livo per la scomparsa di Giovanni de Stanchina il padre della frigoconservazione delle mele nel Trentino Alto Adige. La morte, per cause naturali senza nessun aggancio con l’epidemia,...



Livo. Lutto a Livo per la scomparsa di Giovanni de Stanchina il padre della frigoconservazione delle mele nel Trentino Alto Adige. La morte, per cause naturali senza nessun aggancio con l’epidemia, lo ha colto nella sua casa di Livo, il paese del Mezzalone di cui era stato sindaco e negli anni ’80 e presidente del magazzino Scaf Melinda quando è stata realizzata la struttura oggi esistente a Varollo. Una famiglia, i de Stanchina , che ha avuto un ruolo importante nello sviluppo dell’agricoltura regionale. Giovanni infatti è stato per quasi trent’anni responsabile della stazione sperimentale dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, che fino all’entrata in vigore del secondo Statuto d’autonomia con il passaggio delle competenze alle Province di Bolzano e Trento si occupava dell’intero territorio regionale. Il padre Andrea de Stanchina, che all’epoca era presidente della Federazione provinciale allevatori, nel 1951 era stato tra i fondatori del locale magazzino frutta del Mezzalone, che già negli anni ’60aveva realizzato celle frigorifere. Una novità “rivoluzionaria” per l'epoca alla quale si ispirarono le successive strutture e che aveva avuto ispiratore Giovanni de Stanchina nel suo ruolo all’istituto di San Michele.

Classe 1934, Giovanni de Stanchina si era laureato in Agraria a Pisa ed era quindi entrato come tecnico all’Istituto “la Casaccia” di Roma dove si studiavano le mutazioni delle gemme a seguito delle radiazioni, Assunto nel 1958 alla Stazione sperimentale di san Michele, tre anni dopo ne era diventato direttore. È stato in quegli anni che, su suo input, si è sviluppata la ricerca per la frigo conservazione delle mele con le relative tecnologie allargate anche alle pratiche agronomiche di coltivazione con analisi dei terreni per prevenire le cosiddette malattie da magazzino. «Ricordo le trasferte in Alto Adige per valutare e mettere a punto i tempi di maturazione ideali per la conservazione in celle: una volta al magazzino di Vilpiano è stato necessario sezionare una ben 10 quintali di mele», ricorda Vigilio Pinamonti, che come tecnico ha affiancato de Stanchina per quasi trent’anni. Studi che la stazione sperimentale aveva portato avanti con l’Università di Milano. Fin dagli anni ’70 de Stanchina si era occupato anche di ecologia promuovendo, con l’allora Concopra (Consorzio Cooperative Agricole) una campagna per la frutta pulita diventando il promotore di un’apposita legge provinciale. Suoi studi e pubblicazioni riguardano la foraggicoltura e lo smaltimento delle sostanze organiche (letame) un settore anche questo in cui ha anticipato conoscenze e pratiche poi adottate su larga scala. Si era occupato pure di meteorologia allestendo la rete dei capanni di rilevazione del tempo in campagna.

La sua carriera lavorativa l’aveva conclusa in Provincia come dirigente del settore commercio. Da alcuni anni si era ritirato a Livo, il suo paese di origine di cui è stato sindaco. Fino ad un paio di mesi fa lo si vedeva passeggiare con il suo cane. «Lo ricordiamo con riconoscenza per quanto ha fatto per la nostra comunità e non solo per il mondo agricolo», afferma l’attuale primo cittadino, Ferruccio Zanotelli. G.E.













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