Addio a Giancarlo Bolognini, ex sindaco di Bolzano
Bolzano. Giancarlo Bolognini, morto mercoledì sera ottantenne nella sua casa di Bolzano, è stato tante cose nella sua vita, amministratore come sindaco di Bolzano, assessore provinciale, dirigente...
Bolzano. Giancarlo Bolognini, morto mercoledì sera ottantenne nella sua casa di Bolzano, è stato tante cose nella sua vita, amministratore come sindaco di Bolzano, assessore provinciale, dirigente sportivo, marito di Giovanna, padre di Laura e Michele. È stato un uomo politico a tutto tondo. E ieri, nel giorno del lutto, è stato chiaro che con Bolognini se ne va l’ultimo politico italiano costruttore dell’autonomia, il più giovane del gruppo, uno degli ultimi testimoni di quella stagione. «Se ne va senza avere scritto il libro che gli chiedevamo, lui che rimproverava ad Alcide Berloffa di non averci lasciato un libro che raccogliesse la loro storia straordinaria», lo piange Diego Cavagna, uno degli amici più stretti, complici nel percorso politico.
La malattia si è portato via Bolognini in pochi mesi. Il consiglio comunale, che lo ha ricordato ieri con un minuto di silenzio, lo accoglierà oggi e domani con la camera ardente. I funerali saranno lunedì alle ore 10 nella chiesa dei Domenicani, alle ore 11 in cimitero.
Originario del Polesine, democristiano di sinistra, restò fedele per sempre a quel mondo politico, fino alla Margherita e all’Ulivo, avvicinandosi solo marginalmente al Pd. Sindaco dal 1968 al 1983, in consiglio provinciale dal 1983 al 1993, per due volte assessore provinciale (con presidente Magnago e Durnwalder). Uscito da Palazzo Widmann, la stagione nella commissione dei Sei (presidente) e dei Dodici dal 1995 al 2001. Poi la appassionante attività sportiva, come presidente della Federghiaccio e dell’Hockey Club Bolzano. Un curriculum imponente e «faticoso», perché Bolognini, Berloffa, Bertorelle, Pasquali furono i democristiani che costruirono l’autonomia con la Svp, incassando l’accusa di avere svenduto il gruppo italiano. «Ma non è per nulla così», scandisce Luis Durnwalder, «Ci siamo confrontati per tantissimi anni, lui sindaco e io dirigente del Bauernbund con tutti i conflitti sui terreni per l’edilizia, poi in giunta provinciale, quante litigate, quante urlate a squarciagola. Bolognini era il tipico Dc: difendeva con grande forza il gruppo italiano e diceva “sì”, quando si arrivava a un buon equilibrio. Quando trattavamo per le coalizioni, era molto fermo sul programma. Allo stesso tempo credeva nell’autonomia e poi nell’autonomia dinamica. Se siamo arrivati fino a qui, lo dobbiamo anche a lui». Come assessore al sociale seguì il tema delle graduatorie divise tra italiani e sudtirolesi per le case Ipea. Il fabbisogno di case e la crisi della zona industriale, questi alcuni dei suoi dossier in Provincia.
Come sindaco gestì partite importanti e sensibili. Una su tutte, il piano di attuazione delle ex semirurali, che disegnò il nuovo quartiere di case popolari. Le prime ruspe arrivarono quasi di nascosto. Agiva così. I «reduci» dell’ex Monopolio parlano ancora del settembre 1979, quando il sindaco Bolognini decise di abbattere quell’edificio in disuso, occupato da collettivi studenteschi e militanti di sinistra. Ruspe anche lì. L’ex sindaco Marcello Ferrari lo ricorda con commozione e un sorriso: «Beh, adesso lo posso raccontare. Anche le aquile del ponte Druso vennero tirate via un po’ alla garibaldina, per non provocare polemiche». Il presidente Arno Kompatscher gli rende omaggio: «L’agire politico di Bolognini è sempre stato contraddistinto da un grande intuito, una forte vicinanza ai cittadini e l’impegno sociale. Era uomo integro e un interlocutore affidabile». Il presidente del consiglio provinciale Josef Noggler lo ricorda come «uomo lungimirante, partner politico di valore». Con il sindaco Renzo Caramaschi la conoscenza di una vita, dai tempi del Comune, Bolognini sindaco, Caramaschi funzionario. L’ultimo incontro, pochi giorni fa, per congedarsi: «Aveva una pazienza infinita. Gli davano del traditore, è stato uno dei più convinti sostenitori dell’autonomia».