A22: strada spianata verso la concessione 

L’emendamento passa il controllo della Ragioneria dello Stato, ma lievitano i costi: l’Autobrennero deve cedere il tesoretto e pagare 70 milioni all’anno


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. «Diciamo che il più è fatto, ma non vendiamo ancora la pelle dell’orso. Incrociamo le dita». Incrocia le dita e tutto l’incrociabile il senatore Vittorio Fravezzi mentre è seduto sul Freccia Argento che lo riporta a Trento in un uggioso pomeriggio di sabato. Giorno insolito per il ritorno dei parlamentari, che di solito rientrano a casa il giovedì o il venerdì, ma Fravezzi, insieme al suo collega della Svp Karl Zeller, si è dovuto fermare per mettere a punto il testo dell’emendamento al decreto fiscale che inserisca il rinnovo della concessione all’A22 senza gara. E’ un percorso a ostacoli, tra norme europee e burocrazia italica che ce la mettono tutta per complicare il percorso. Ieri mattina, però, sembra che i pontieri abbiano trovato la quadra, come va tanto di moda dire ora. Il testo dell’emendamento è stato approvato anche dalla Ragioneria generale dello Stato e dal Ministero dell’Economia. Manca solo il sì del dipartimento politiche comunitarie presso la Presidenza del Consiglio. Si tratta di trovare una soluzione rispetto alle norme europee che prevedono l’obbligo della gara per le concessioni autostradali. Un obbligo che verrebbe aggirato ricorrendo a una convenzione con delega all’A22 che, nel frattempo, si dovrà trasformare in società in house. Trasformazione che dovrà avvenire con l’acquisto da parte degli azionisti pubblici dei pacchetti azionari in mano agli azionisti privati. Spesa prevista: dai 120 ai 150 milioni di euro. Ma questo è il meno. Fravezzi è soddisfatto, ma prudente: «Ci sono ancora dei dettagli da definire, ma il più è fatto. Il testo del decreto fiscale andrà in commissione Bilancio al Senato tra lunedì e martedì e in aula giovedì. Pensiamo venga approvato entro metà dicembre. Poi starà agli azionisti completare l’iter. La nuova concessione costerà molto cara alle casse di via Berlino. Innanzitutto il testo dell’emendamento prevede che entro 30 giorni dalla firma della convenzione l’Autobrennero dovrà versare il tesoretto accantonato con il fondo di 600 milioni di euro accantonato per il Tunnel del Brennero, all’entrata del bilancio dello Stato. Ma Autobrennero dovrà continuare, come previsto dalla convenzione firmata nel 2016 con il ministro Del Rio, ad accantonare soldi per il Tunnel. Nei 30 anni di durata è previsto un accantonamento di 1,4 miliardi. Poi c’è il salasso del costo vero e proprio della concessione. L’accordo con Del Rio prevedeva un costo di 45 milioni all’anno, l’emendamento, invece, prevede 70 milioni di euro all’anno a partire dalla data di affidamento. Infine c’è il capitolo investimenti. Sono previsti 2 miliardi di investimenti in 30 anni, oltre al tunnel. Insomma una concessione cara, ma sempre conveniente, visto che il valore della produzione dell’A22 supera i 350 milioni all’anno.













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