A 13 anni manda all’ospedale il prof

L’alunno si è scagliato contro l’insegnante che è fuggito: l’ha inseguito per un quarto d’ora prima di essere fermato


di Paolo Tagliente


ROVERETO. Ha passato una vita intera a insegnare e se non fosse stato per la “legge Fornero” sarebbe già in pensione. Invece, il professore di cui stiamo parlando, sabato mattina s’è recato alla scuola media roveretana dove lavora da oltre vent’anni, ignaro che di lì a poco sarebbe stato protagonista e vittima di un incredibile episodio. Un episodio tanto traumatizzante da fargli cambiare la concezione stessa del suo lavoro.

Tutto ha avuto inizio verso le 11.30 quando il docente, che insegna materie tecniche, ha invitato uno dei suoi alunni a mettere sul banco il materiale necessario alla lezione. Va detto che il ragazzo è un tredicenne problematico, seguito da un assistente educatore con cui svolge attività a parte. Lo avrebbe dovuto fare anche mercoledì, ma ha stranamente deciso di rimanere in classe con i compagni. «Quando gli ho detto di mostrare il materiale – ricorda l’insegnante, ancora comprensibilmente scosso – mi ha risposto che non lo aveva. E così, dopo uno scambio di battute, gli ho detto di darmi il libretto: gli ho spiegato che avrei scritto ai suoi genitori per dire loro che aveva dimenticato il materiale a casa». Ma il ragazzo nega di avere con sé anche il libretto personale. «A quel punto – continua – l’ho invitato ad uscire per seguire la sua normale attività con l’assistente educatore e lui ha abbandonato l’aula». La tensione diminuisce e la lezione riprende. Ma la pace dura solo pochi minuti. «Dopo un po’ – continua l’insegnante – il tredicenne s’è ripresentato in aula». E il suo atteggiamento era molto cambiato e per nulla amichevole. «Prima – prosegue il racconto – mi ha chiesto urlando perché lo stessi guardando, poi ha iniziato a prendere a calci sedie e banchi, quindi s’è avvicinato a me con atteggiamento più che minaccioso. Era fuori di sé e, dato che nonostante i suoi 13 anni il ragazzo è alto e massiccio, io sono scappato».

Per il professore, che a 62 anni non si sarebbe mai aspettato di dover diventare corridore e lottatore, sono seguiti 15 minuti terribili. Raccontato ora la scena può sembrare quasi divertente, ma chi l’ha vissuta non la pensa affatto così. Il giovane afferra anche un estintore, ma l’insegnante riesce a strapparglielo di mano. La collutazione è breve, ma il ragazzo riesce a colpire il prof con un pugno sul collo. «Mi ha inseguito a lungo – continua – e in giardino ha anche raccolto un legno, scagliandomelo contro». Il lancio, per fortuna, va a vuoto. Gli altri studenti sono impietriti dalla paura mentre i colleghi dell’insegnante, richiamate da urla e baccano, tentano insieme ai bidelli di bloccare l’aggressore.

L’incubo finisce solo quando nel piazzale dell’istituto arrivano i sanitari del 118 con l’ambulanza e una pattuglia dei carabinieri. Il tredicenne viene finalmente immobilizzato e portato in ospedale, dove viene sedato. In ospedale ci va anche il professore, per il livido dietro l’orecchio: cinque i giorni di prognosi. Molto di più ci metteranno a guarire le ferite dell’animo: l’insegnante, che ha subito ricevuto la solidarietà dell’intero corpo docente, è ovviamente scosso e annuncia che non ha alcuna intenzione di rimettere piede a scuola fino a quando ci sarà il suo giovane aggressore. «Non ho nulla contro quel ragazzo – chiarisce – ma credo che le sue condizioni lo rendano pericoloso per sé stesso e per gli altri. Sono convinto che debba essere seguito in una struttura specifica, e non in una normale scuola media. So che segue una terapia farmacologica e sua madre, che mi ha telefonato dopo l’episodio, mi ha assicurato che sabato aveva assunto regolarmente i medicinali. Io ne dubito. Perché quanto accaduto non passi sotto silenzio, come è accaduto l’anno scorso, quando una collega è stata morsicata dallo stesso ragazzo e s’è tenuta il braccio fasciato per una quindicina di giorni, e per spingere la scuola a prendere provvedimenti, oggi (ieri per chi legge, ndr) mi sono recato dai carabinieri per sporgere denuncia».

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