l’indagine

Traffico di smartphone rivenduti senza pagare l’Iva: nei guai due professionisti trentini

La Guardia di Finanza ha smascherato una rete transnazionale. In carcere un cittadino pakistano, evasione accertata di oltre 8 milioni di euro



TRENTO. Associazione a delinquere finalizzata all’occultamento e distruzione di documentazione contabile e all’evasione fiscale. È l’ipotesi di reato che ha messo nei guai tre persone: un cittadino pakistano, finito in carcere, e due professionisti tretini, per i quali è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trento e coordinate dalla Procura della Repubblica di Trento, sono scaturite da un’ attività investigativa contro il riciclaggio e la frode fiscale, nonché dallo sviluppo di numerose segnalazioni di operazioni sospette.

E’ stata portata alla luce una rete societaria transnazionale dedita alla commercializzazione internazionale di apparecchi e materiali di telefonia, in totale evasione fiscale. Dalle investigazioni è emerso che l’organizzazione, alternando nel tempo sette soggetti economici (ditte individuali e società) dalla breve durata operativa, le cosiddette “imprese apri e chiudi” intestate a diversi prestanome di origine pakistana, acquistava prodotti di telefonia mobile da varie società dislocate in Italia e in diversi Paesi dell’Unione Europea, per poi rivenderli formalmente a società appartenenti alla stessa organizzazione e ubicate in Spagna, Francia e Belgio (sconosciute al VIES, il sistema di controllo delle partite Iva).

In tal modo, trattandosi di cessioni intra-UE, le operazioni venivano documentate come non imponibili, ma in realtà gran parte della merce era destinata al mercato italiano senza l’assolvimento dell’imposta, consentendo così la rivendita a prezzi più bassi e condotte anticoncorrenziali. Le imprese coinvolte risultavano “evasori totali” o avevano presentato dichiarazioni fiscali con importi pari a zero; solo grazie al ricorso alle banche dati in uso al Corpo ed al riscontro delle indagini finanziarie è stato possibile ricostruire che, tra il 2015 e il 2023, sono stati effettuati scambi commerciali per oltre 88 milioni di euro, con un’evasione fiscale accertata di oltre 8,7 milioni di euro.

Le complesse investigazioni, eseguite anche tramite indagini tecniche e perquisizioni, hanno permesso di delineare i ruoli dei veri amministratori delle imprese, tra cui uno destinatario della misura cautelare in carcere odierna, e dei due professionisti trentini che nel tempo avevano curato la costituzione e la gestione contabile di alcune delle imprese coinvolte. A fronte del consistente quadro probatorio e delle responsabilità emerse a carico degli indagati, la Procura Distrettuale della Repubblica di Trento ha richiesto e ottenuto dal G.I.P. del Tribunale il provvedimento cautelare personale a carico dei tre soggetti.













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