Taglio all’assegno per i lavoratori disabili, ma non in Trentino
L'Inps annuncia una riduzione di 287 euro per chi ne guadagna più di 400. Colombo del patronato Inca: “L’autonomia ci mette al riparo. Ma la Provincia deve tranquillizzare le persone, che in questi giorni si sono molto allarmate” (foto tema Ansa)
TRENTO. Cattive notizie per le persone con disabilità che grazie al loro lavoro arrivano a percepire un reddito superiore ai 400 euro mensili. L'Inps promette di tagliare loro l'assegno mensile di assistenza di 287,09 euro. Lo afferma la stessa Inps in una nota diffusa a livello nazionale pochi giorni fa, in cui si sottolinea l'incompatibilità dell'assegno di assistenza con il percepimento di uno stipendio da lavoro superiore a 4931 euro l’anno. Insomma, se hai un “lavoretto”, niente assegno, anche se con 400 euro al mese o poco più ci si campa oggettivamente molto poco.
Ma Trentino le persone con disabilità e le loro famiglie possono stare un po’ più serene, perché le politiche d’assistenza lavorativa ed economica verso gli invalidi sono di competenza provinciale. Lo conferma il direttore del Patronato Inca-Cgil del Trentino Marco Colombo, che rassicura: «Il taglio, anche avvenisse, non vale in Trentino, perché sul fronte disabilità l’autonomia ci mette al riparo. Ma la Provincia dovrebbe intervenire pubblicamente per tranquillizzare le persone, che in questi giorni si sono molto allarmate».
A livello nazionale il messaggio numero 3495 del 14 ottobre a firma del direttore generale dell’Inps Gabriella De Michele ha destato scalpore e allarme nelle persone con disabilità e nelle loro famiglie. Nella nota si legge che dal 14 ottobre 2021 in poi "l'assegno mensile di assistenza […] sarà liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa del soggetto beneficiario”. La base giuridica a sostegno del messaggio starebbe in due sentenze della Cassazione che hanno dato ragione all'avvocatura dell’Inps che aveva fatto ricorso contro degli invalidi privati dell’assegno. Eppure la stessa Inps in passato aveva espresso posizioni opposte, rilevando che nel caso di redditi da lavoro esigui rimane il diritto all’assegno di assistenza. Contro il “taglio” alle indennità corrisposte ai disabili si è scagliata la Cgil nazionale, che vede nella decisione dell'Inps un grave passo indietro rispetto all'obiettivo dell'indipendenza economica delle persone con disabilità, le quali contano sull’assegno di assistenza per integrare le (spesso) magre entrate economiche da lavoro. Il rischio è lo scivolamento delle persone con disabilità verso la povertà, in una situazione economica post-pandemia in cui, scrive la Cgil, «sono proprio i più fragili ad aver pagato più duramente le conseguenze dell'emergenza sanitaria».
In Trentino tuttavia le competenze della Provincia in materia di assistenza ai disabili dovrebbero mettere al riparo da una simile situazione: «La normativa nazionale del 1971 che regola l'erogazione ai disabili degli assegni di assistenza è gestita in maniera autonoma grazie ad una specifica legge provinciale del 2003 - ha evidenziato Marco Colombo - Da quella legge, il legislatore provinciale ha eliminato il concetto di incollocabilità, togliendo di fatto una barriera che impediva alla persona con disabilità di poter accedere ai cosiddetti “lavoretti”, slegando dunque l’erogazione degli assegni di assistenza dall'impossibilità di svolgere un'attività lavorativa». All'assegno d’assistenza erogato verso le persone con una soglia d’invalidità compresa tra il 74 e il 99 per cento e alla pensione di invalidità corrisposta agli invalidi al 100%, si può poi cumulare, almeno in parte, il reddito di cittadinanza: «Il reddito di cittadinanza è cumulabile con gli assegni d’assistenza - ha confermato Colombo - Però in quel caso si viene sottoposti ad una verifica del reddito non solo della persona ma dell'intero nucleo familiare». Sono state numerose le persone che si sono rivolte al patronato nelle ultime settimane allarmate dall'annuncio dell’Inps e Colombo chiede alla Provincia un'operazione di chiarezza: «La Provincia dovrebbe rassicurare queste persone, magari attraverso una comunicazione pubblica. Questo è un caso in cui diventa evidente quanto l'autonomia del Trentino protegge le fasce più fragili».