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Sciopero dei lavoratori del porfido dal 3 al 7 luglio

«Le condizioni di lavoro a volte rasentano l'indecenza, in alcune cave manca l’acqua», scrivono i sindacati



TRENTO. I lavoratori del porfido del Trentino incroceranno le braccia dal 3 al 7 luglio. Lo hanno deciso i lavoratori riuniti oggi in assemblea per decidere sulle proposte ricevute dai datori di lavoro. A fronte di una richiesta di 200 euro mensili da aggiungere alle voci fisse della retribuzione (avanzata delle organizzazioni sindacali del settore, Fillea Cgil e Filca Cisl), Confindustria, Artigiani e Cooperazione hanno offerto 80 euro da suddividere in tre parti: 40% sulle voci fisse e ricorrenti (indennità di settore), 30% su mensa, trasporti e premio di risultato e 30% sul cottimo. La reazione dei lavoratori è stata netta: sui 200 euro non si tratta, sarà sciopero per una settimana.

I lavoratori sostengono che il Ccpl non ha subito grandi aggiornamenti economici dal 1992, quindi la questione non riguarda solo un ccpl scaduto nel 2017 e valido per ultrattività fino al 2020, si tratta di recuperare la dignità di un settore che è il meno pagato del Paese. «La paga giornaliera del settore escavazione minerali del nord est è più alta di circa il 25% e se parliamo di Paese la distanza è persino maggiore (ricerca dell'Università di Trento su dati Inps) – scrivono i sindacati – e non è solo una questione di retribuzione, perché le condizioni di lavoro a volte rasentano l'indecenza, ma manca l’acqua corrente in alcune cave, i servizi igienici sono a volte fatiscenti, e per questo i lavoratori del porfido sono determinati a non cedere e attraverso le organizzazioni sindacali che li rappresentano organizzeranno presidi diversificati nella settimana di sciopero, dal 3 al 7 luglio, nelle zone delle cave e davanti agli uffici delle istituzioni».
 













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