«Un precedente che fa saltare il sistema»
Cerutti (Cgil): politica impotente e aziende sempre più “libere”, rischiamo il collasso occupazionale
ROVERETO. Mentre il presidente di Confindustria Enrico Zobele esprime solidarietà ai lavoratori licenziati da Aquaspace, riservandosi di osservare che i tempi della politica non si conciliano con quelli dell’economia (sottolineando che «le prime conseguenze le ha subite l’azienda ha dovuto interrompere la produzione pur continuando a pagare gli stipendi e a sostenere i costi che continuano a manifestarsi anche con gli impianti fermi»), secondo Mario Cerutti, segretario provinciale della Filctem Cgil, il caso della fabbrica roveretana rappresenta il paradigma di un sistema che sembra al collasso. O nella migliore delle ipotesi, bisognoso di una totale revisione. «Stiamo assistendo a un peggioramento radicale delle relazioni sindacali, che derivavano da un contesto positivo che non ammetteva giustificazioni per atteggiamenti come quello adottato da Aquaspace. L’assessore Olivi fino a pochi giorni fa elogiava le virtù dell’imprenditoria trentina, ma oggi non ci sono più anticorpi a contrastare iniziative come il licenziamento di chi non ha colpe. Bonazzi è una persona onesta, ma non può dire ai lavoratori che ha fatto accompagnare alla porta che quando la giustizia gli darà ragione spartirà il risarcimento dei danni con loro. Perché lui può aspettare i tempi della giustizia, ma chi si trova senza lavoro da un giorno all’altro non può attendere nemmeno un giorno, se vuole continuare a mantenere la propria famiglia. Bonazzi ha creato un impero, frutto delle sue capacità imprenditoriali, ma lo ha potuto fare grazie a un territorio dal quale ha ottenuto molti benefici. Il gruppo Aquafil grazie al cosiddetto “decreto Olivi”, ha potuto espandersi e investire. Ma le risorse pubbliche non possono solo favorire la delocalizzazione senza portare vantaggi al territorio, che ha sostenuto le aziende attraverso i sindaci e la Provincia». Quanto alla Provincia, «se Rossi e Olivi si dicono sorpresi dalla risoluzione di Aquaspace, è la resa della politica. Se c’erano accordi tra Provincia e azienda, ne eravamo all’oscuro e ci piacerebbe anzi conoscerli. Ma questi licenziamenti, che sono una cosa grave che avviene senza che nessuno vi si opponga, significano anche che la coesione sociale su cui ci siamo basati per anni si sta frantumando. Se l’equilibrio si sta spostando sulle esigenze delle aziende, si aprirà una grossa falla sul piano occupazionale. Sono saltati i pilastri sociale, etici e politici che sostenevano quel sistema. E forse qualcuno sta già pensando di lasciare Confindustria per avere mani più libere. Ma se non ci riconosciamo tutti in un sistema di regole, c’è il rischio che salti tutto». (gi.l.)