giovani protagonisti

Davide Battisti, a 20 anni dall’industria alla viticoltura: «Importante l’equilibrio tra vita e azienda»

Parla il giovane proprietario del vigneto del famoso Moscato di Castel Beseno: «Mai pentito della scelta, anzi sono sempre più convinto che sia il lavoro della mia vita»


Carlo Bridi


BESENELLO. C’è un vecchio detto che vale anche nella storia che andiamo a raccontare oggi: «Buon sangue non mente».

Avendo avuto modo di collaborare in anni di gioventù (quando abbiamo costituito in tutto il Trentino una rete di Clubs dei 3P, l’organizzazione dei giovani dell’allora Unione Contadini, oggi Coldiretti), con il nonno dei nostro giovane protagonista della storia odierna, abbiamo trovato nel nipote carattere, equilibrio, voglia di fare, che era tipica del nonno.

Parliamo di Davide Battisti, un ragazzo di appena vent’anni, e del nonno Fabio che negli anni sessanta del secolo scorso era diventato uno dei primi dirigenti del neonato Club 3P di Besenello. Un paese allora difficile per le contrapposizioni politiche, ma nel quale lui riusciva ad incidere per il suo equilibrio, la sua determinazione e la sua lungimiranza.

Davide da ragazzino aveva tutt’altre idee di quelle di fare l’imprenditore agricolo tant’è che si era diplomato all’IPIA di Rovereto in meccatronica. Per un anno è andato a lavorare in un’azienda industriale, ma ben presto si è reso conto che lavorare entro quattro mura non era sicuramente la sua scelta per la vita.

Un anno fa lasciò il posto di lavoro per entrare a tempo pieno in azienda proprio nel momento in cui iniziava la vendemmia. Da quel momento non ha più avuto dubbi ed iniziò un percorso cominciando da quello formativo per avviare un’azienda agricola propria. Si iscrisse subito al corso per aspiranti giovani imprenditori agricoli al fine di ottenere il brevetto professionale.

«Un corso – afferma –  molto interessante, ho scoperto delle cose che erano fondamentali per fare l’imprenditore agricolo».

Ora, appena terminati i lavori di campagna, frequenterà il secondo anno. Ma nel frattempo ha inoltrato anche la domanda per l’ottenimento del premio d’insediamento, per il quale sta aspettando l’esito dalla Provincia. «Un premio precisa subito che per me sarebbe molto importante perché devo rinnovare il parco macchine cominciando dall’atomizzatore per prenderne uno moderno anti-deriva ma anche l’attrezzatura per il diserbo meccanico del vigneto al fine di ridurre le fatiche fisiche».
Alla domanda secca del perché la scelta di fare il viticoltore a tempo pieno nonostante il papà si dedichi all’agricoltura solo part time, precisa che fu proprio nonno Fabio a far crescere in lui la passione per la scelta per la viticoltura.
L’organizzazione aziendale. «L’azienda è esclusivamente viticola e la principale varietà coltivata è il Pinot Grigio, molto ben valorizzato dalla Cantina cooperativa Vivallis di Villalagarina dove porto l’uva» ricorda Davide.
«La superficie complessiva dell’azienda che coltivo con l’aiuto di papà è di 3,6 ettari, dei quali 1,6 l’ho preso in affitto e mi ha permesso con il primo gennaio scorso di aprire la mia partita Iva e diventare titolare d’azienda. Il principale progetto per il futuro è quello di ampliare un po’ ma non troppo l’azienda» prosegue Davide.

«Non voglio diventare schiavo dell’azienda, ma avere un’azienda di dimensioni che siano facilmente dominabili senza avere l’assillo costante nell’inseguire le varie scadenze della campagna. Secondo me –  continua –  l’azienda deve essere economicamente sostenibile, ma mi deve lasciare il tempo di vivere la mia vita anche oltre all’attività agricola».

Il suo pensiero è evidentemente alla sua grande passione per il tamburello, gioco al quale è stato introdotto all’età di 3 anni. «Ora – afferma – gioco in una squadra veronese di serie B ma il mio sogno è quello di arrivare a giocare in una squadra di serie A. Ma sogno anche di farmi una bella famiglia con dei figli da crescere quando sarà l’ora, ben sapendo gli impegni che il farsi una famiglia comporta». Per ora è concentrato sullo sport, ma non gli dispiacerebbe poter trovare una compagna in futuro.

Alla domanda se è pentito della scelta, meditata la risposta: «Assolutamente non sono pentito, anzi sono sempre più convinto che sia la scelta della mia vita». Sui suoi rapporti con l’ambiente Davide afferma: «Ho una grande simpatia per l’ambiente, ma non è amore ne odio. In quest’ottica va vista anche la mia posizione sul biologico, ho fatto delle attente valutazioni se trasformare o no l’azienda in biologica, ed ho concluso che almeno per il momento proseguo con il protocollo dell’integrata anche perché i trattamenti anticrittogamici ed anti parassitari vengono fatti solo se e quando sono veramente indispensabili. Ad esempio quest’anno gli interventi sono stati pochissimi vista la stagione favorevole e la produzione dell’uva è stata ottima sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. La gradazione, a differenza di quello che sembrava fino a luglio, è risalita molto bene e abbiamo consegnato in cantina un’uva eccellente».

E gli amici che hai lasciato in fabbrica cosa dicono? «Alcuni mi hanno sconsigliato questo lavoro perché considerano il lavoro dell’agricoltore molto duro, ma io non ho dubbi sul fatto che è un lavoro molto più bello. In compenso mi sono fatti nuovi amici giovani che hanno scelto di fare gli imprenditori agricoli con i quali abbiamo una buona intesa» conclude Battisti.













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