l’incontro in sala dialogo 

Fine vita, tra fede e politica 

Il teologo Lintner: «Sottile confine tra eutanasia e accanimento»



RIVA. Una lezione di vita quella del teologo padre Martin M. Lintner le sere scorse ai Verbiti di Varone, su un tema particolarmente scottante: inizio e fine vita, fede e politica a confronto.

Il momento per discutere questi temi è del tutto attuale, in quanto proprio mercoledì 31 gennaio è entrata in vigore la legge sul “fine vita”, o testamento biologico. Tale legge prevede che si possa depositare la propria “dichiarazione anticipata di trattamento” con una scrittura privata destinata ai registri che dovranno essere attivati presso i rispettivi Comuni di orizzonti”.

Nel Basso Sarca dal 2011 ad oggi le “dichiarazioni anticipate” di trattamento sono state solo 13. L’interesse però non manca, come si è visto chiaramente all’incontro con il testimone del nostro tempo ai Verbiti, padre Lintner. Numerosi i temi trattati e che hanno avuto riscontro nei numerosi presenti all’incontro. Una cosa fondamentale è la differenza tra decidere la fine della vita e lasciar morire la persona amata: i confini – ha ammesso p. Lintner – sono assai labili, da un lato si sfiora l’eutanasia, dall’altra l’accanimento terapeutico: «Né l’una soluzione né l’altra possono soddisfare il credente, perché è alla ricerca di un delicato equilibrio tra atteggiamento attivo e atteggiamento passivo di fronte alla morte. La differenza che c’è tra uccidere e lasciar morire….»

In ogni caso – ha avvertito padre Lintner- il diritto di rifiutare le cure palliative deve essere lasciato come ultima spiaggia a ciascun uomo. Il tema dell’autonomia non deve però collidere con l’altro, la coscienza del medico o assistente. La demonizzazione della morte d’altronde va di pari passo con la “buona morte” o eutanasia. Il tema della “buona morte” sovrasta ogni dibattito: con alcune differenze sostanziali ribadite dal relatore. (g.ri.)















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