Pfas nell’acqua trentina: ecco la mappa
I valori più alti registrati ad Arco e Villa Lagarina, ma secondo l’Appa (che non ha dati) l’acqua inquinata sarebbe “solo” a Rovereto e Valle del Chiese
AMBIENTE Sostanze tossiche in Europa, veleni anche in Trentino
TRENTO. Sostanze tossiche nella nostra acqua. Non ne sanno nulla i sindaci e non ne sa nulla l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (Appa). I dati pubblicati dal quotidiano Le Monde sulla contaminazione da Pfas in Europa spiazzano tutti. Nella mappa potete vedere gli elementi di dettaglio riguardanti il Trentino (ne abbiamo parlato sull'edizione di domenica del nostro giornale). Saltano subito agli occhi due zone di inquinamento accertato nelle acque superficiali: Villa Lagarina (81,9 nanogrammi/litro) ed Arco (451,6 nanogrammi/litro).
I Pfas sono una macrocategoria, poi questi si suddividono in diverse tipologie con diverse sigle dai nomi impronunciabili. Ciò che è importante sapere è che i Pfas sono perfluoroalchilici: sono degli impermeabilizzanti che, se dispersi nell'ambiente, possono causare cancro, infertilità femminile, uno sviluppo anomalo dell'apparato genitale dei bambini, problemi alla tiroide e al sistema nervoso. Sono utilizzati a livello industriale per realizzare pentole antiaderenti, tessuto tecnico sportivo, pellicole, detergenti, schiume anti incendio. Sono l'inquinante "perfetto": inodori, incolori, insapori, indistruttibili. Sono solubili, viaggiano nell'acqua e nel terreno.
Sono presenti anche in Trentino, che fino a qualche tempo fa veniva visto come un'isola felice. Il caso più grave di contaminazione da Pfas si ha in Veneto (fra le province di Vicenza, Padova e Verona), dove queste sostanze sono finite anche nell'acquedotto e dove adesso c'è un processo per contaminazione delle acque e disastro innominato (alla sbarra ci sono 15 ex manager della società Miteni, che produceva queste molecole, che hanno devastato una falda acquifera grande come il Lago di Garda). I valori registrati nel vicino Veneto - da cui, ricordiamo, proviene buona parte del cibo che arriva sulle nostre tavole - sono molto maggiori (in alcune zone si va oltre 1000 ng/ml) rispetto a quelli registrati in Trentino.
Questo non fa venir meno i dati allarmanti, senza contare che queste sostanze proprio non ci dovrebbero essere. Nelle scorse settimane vi abbiamo parlato dell'inquinamento da Pfas in Valle del Chiese. Si pensava che il problema fosse limitato. E ufficialmente Appa sa solo di questo caso e di un caso analogo nell'area ex Gallox di Rovereto. A Villa Lagarina la sindaca Julka Giordani ieri era irreperibile. Dal Comune si fa sapere che le aziende del territorio hanno la certificazione Emas e che «i dati a cui ci si attiene sono quelli del Rapporto Ambiente 2020 e quelli forniti da Appa». Quindi tutto a posto, ma niente in ordine visto che l'inchiesta di Le Monde si basa su dati ufficiali, in parte provenienti dai rapporti Ispra sulle reti di monitoraggio Pfas 2018.
Più disponibile il sindaco di Arco Alessandro Betta che si dice «allarmato per queste rivelazioni». «Sono stupito e preoccupato. Trattandosi di salute pubblica, oggi stesso scriverò una lettera per poter avere un incontro urgente in Provincia». Come ha spiegato anche il dirigente generale dell'Appa Enrico Menapace, Betta dice che, stando ad un prima verifica, la contaminazione in questione potrebbe essere legata al sito della discarica Maza. Sulla questione abbiamo sentito pure la consigliera comunale di minoranza ad Arco Arianna Fiorio (Civica Olivaia Etica & Ambiente): «L'autorevolezza della fonte rende la notizia molto inquietante. Vanno chiesti chiarimenti ad Appa, ma anche pretesi accertamenti da parte di enti certificatori indipendenti e terzi rispetto alla Provincia: talvolta la politica (mossa anche da alcune categorie) potrebbe avere interesse a non compromettere l'immagine del Trentino. Bisognerà vigilare e approfondire la questione in primis per la salute di noi residenti».