Pergine pronta a celebrare i suoi 450 Caduti in guerra
Il 4 novembre in città e nelle frazioni il ricordo solenne a 100 anni dalla fine del primo conflitto mondiale nel quale persero la vita anche 136 mocheni
PERGINE. Si moltiplicano in questi giorni gli annunci per le commemorazioni dei Caduti in guerra e non solo, in occasione della Giornata dell’Unita nazione e delle Forze armate che sarà domenica 4 novembre. Alla cerimonia “centrale” che si svolgerà a Pergine si aggiungono, infatti, quelle a Canezza (la sera prima con l’inaugurazione del restauro della cappella e delle lapidi), ma anche a Viarago (domenica sera). Altre si aggiungeranno. Come a Sant’Orsola, Palù del Fersina, Fierozzo, Frassilongo Roveda, spesso per volontà degli alpini (in collaborazione con il Comune) e la partecipazione di rappresentanze d’arma.
Quest’anno, la data sarà importante perché coincide con i 100 anni dalla fine della Grande Guerra. Un conflitto che alla comunità perginese costò oltre 450 Caduti in guerra o in seguito alla guerra (in 115 risultano dispersi). La cifra sale a quasi 700 se si considerano anche i Caduti della vicina valle dei Mocheni (una quindicina i dispersi). Una recente e preziosa ricerca effettuata da Lino Beber ha fatto luce su questa importante pagina di storia locale. La stragrande maggioranza vestivano la divisa degli Imperi centrali. In due quella italiana: Guido Petri e Mario Garbari (entrambi decorati). Il primo di Serso, l’altro di Pergine. I loro nomi compaiono su altrettante lapidi o monumenti che furono realizzati all’indomani della fine della guerra in quasi tutti i centri abitati del Pergine, insieme naturalmente ai Caduti per l’Austria. Spesso, sulle lapidi mancava qualche Caduto. In qualche altro caso, il nome compare su più lapidi.
In quegli anni, il Comune di Pergine comprendeva Assizzi, Zava, Masetti, Zivignago, Masetto (poi Fontanabotte) e Fornaci. Gli altri paesi vicini erano Comuni autonomi e furono annessi a Pergine Valsugana nel 1929 e rimasero con Pergine anche dopo la Seconda guerra mondiale a parte Vignola Falesina che ridivenne autonomo nel 1956. I monumenti e le lapidi “prolificarono” un po’ ovunque. In alcuni centri abitati solo in tempi recenti, le rispettive comunità decisero di ricordare i propri Caduti con specifici monumenti o lapidi. E’ il caso per esempio, di Serso, Canale, Buss (con Guarda), Masetti. In taluni casi al monumento eretto dopo il 1918 si aggiunsero i nomi dei Caduti della seconda guerra, in altri furono realizzati nuovi monumenti. Per tutti, i caso di Pergine. Se subito dopo la Grande Guerra venne eretta la cappella al centro del cimitero monumentale. Poi, nel 1958 (quest’anno ricorre il 60°) venne realizzato il monumento in piazza San Francesco. Ciò avveniva per volontà di comitati spontanei di reduci e alpini.
Accanto a due cappelle (Pergine e Canezza), nel Perginese figurano una dozzina di monumenti e una decina di lapidi spesso su facciate o dentro la chiesa, o nei cimiteri. In qualche caso alla lapide si è aggiunto il monumento. I nomi dei Caduti compaiono ovunque, seguendo il concetto che “attraverso il nome i Caduti rivivono”. I Caduti: 115 a Pergine (Pergine centro con 85, Assizzi 2, Masetti 14, Fontanabotte 3, Zivignago 6, Fornaci 5), Madrano 7, Brazzaniga 2, Buss e Guarda 15, Casalino 6, Vigalzano 17, Canzolino 9, Ciré 2, Nogaré 10, S. Caterina 11, S.Vito 14, Susà 16, Costasavina 10, Roncogno 8, Canale 5, S. Cristoforo 2, Ischia 26, Canezza e Portolo 16, Serso 14, Viarago 29. A Vignola Falesina i Caduti furono 13 ma il paese di Vignola registro anche 9 morti tra i profughi. In valle dei Mocheni furono 136: Fierozzo con 15 (San Francesco 2 e San Felice 13); Frassilongo e Roveda 22; Palù del Fersina 8; Sant’Orsola 31 e Mala 6.