«Macello, 188 mila euro per l’affitto di dieci anni»
Consiglio comunale. Il sindaco Oss Emer risponde alle interrogazioni presentate da Patt e Pd «Dal 2009 al 2019 i gestori hanno percepito oltre 300.000 euro di contributi dalla Provincia»
Pergine. Qualche parola di chiarezza sulla vicenda del macello pubblico viene dalle risposte che il sindaco Roberto Oss Emer ha dato alle due interrogazioni rispettivamente da Patt e Pd. Emerge, infatti, qualche cifra sull’attività di macellazione con la struttura da sempre affidata alla ditta Bampi di Civezzano.
Ricordata la necessità (dettata da legge nazionale) di mettere in liquidazione la società Macello Pubblico, dalla risposta si danno appunto le cifre attorno all’attività. «L’unico incasso da parte della Società dei Comuni - si legge -, era dato dalla fattura emessa dall’affittuario ditta Bampi che corrispondeva una somma in base agli animali macellati e pertanto si era passati da un affitto di 34.627,54 euro del 2010 ai 7.506,88 del 2017. Le macellazioni erano passate da 4.163 capi nel 2010 a 591 nel 2017 con la Federallevatori a non utilizzare più l’impianto e agli allevatori locali ad usarlo in maniera sporadica (emergenze o non programmate) rivolgendosi per le ordinarie». Tra le motivazioni si fa riferimento a prezzi non concorrenziali. Inoltre si legge che «per conoscenza degli interroganti e dell’intero consiglio, la Bampi, grazie ad una leggina, proposta dall’allora assessore provinciale all’agricoltura Michele Dallapiccola, percepiva legittimamente un contributo annuo in base ai capi macellati con un minimo comunque di 24.000 euro indipendentemente dal numero dei capi. Questo ha determinato che dal 2009 al 2019 la ditta Bampi ha percepito oltre 300.000 euro di contributi e che ha corrisposto alla società Macello Pubblico circa 188.000 euro. In riferimento all’anno della dismissione ha incassato 24.000 euro di contributo ed ha pagato 7.506 di affitto. Da dati che sono stati forniti dal Servizio veterinario della Provincia nel 2017/2018 circa il 70% dei capi macellati nella struttura provenivano dalla ditta o allevamento Bampi».
Qualche considerazione poi su filiera corta e trentinità della carne (i capi acquistati all’estero diventano “trentini” dopo 15 giorni di soggiorno in loco), nella risposta si ricorda che il Comune di Pergine ha messo a bilancio 428.000 per l’acquisto (pari a un’offerta di 350.000 euro più Iva) e che «in caso di aggiudicazione il Comune potrà decidere di affittarlo a eventuali ditte interessate alla macellazione oppure utilizzarlo per altre necessità proprie».
Nella risposta all’interrogazione del Pd, si rimanda appunto a quella data al Patt, ricordando inoltre che «la decisione del Comune di Pergine di partecipare all’asta era conseguente all’impressione, condivisa con altri numerosi sindaci, peraltro suffragata poi dagli esiti delle varie gare espletate, che ci fosse in atto una speculazione magari anche legittima da parte di un privato. E che la cifra ultima dopo le aste deserte non fosse congrua per l’interesse pubblico dando mandata al liquidatore di bandire una nuova asta».