Levico, mille sono in ansia per l’impiego nel turismo 

Il futuro della città. Mentre riaprono le varie attività e il commercio si sta rimettendo in moto  si fa sempre più grande la preoccupazione per il comparto trainante dell’economia locale


Beppe Castro


Lecivo terme. A Levico Terme nonostante da qualche giorno bar, ristoranti e centri di bellezza hanno potuto alzare le saracinesche, c’è molta preoccupazione per la ripresa economica di tutti i settori. Non mancano i gestori che con entusiasmo hanno voluto incontrare di nuovo i clienti. Silvia e Ofelia gestiscono il bar "Al Conte" di via Regia e hanno anticipato tutti gli altri operatori mettendo anche i tavolini all’esterno del bar. «La partenza è stata buona -ha assicurato Silvia Mattivi - un flusso lento ma continuo. La gente chiede cosa fare non conoscendo bene i protocolli ma c’è grande senso di responsabilità. Non abbiamo mai temuto di non poter più sollevare la saracinesca del nostro bar ma sappiamo che la ripresa sarà lenta».

Le riaperture

L’assessora al Commercio e al Turismo Monica Moschen applaude alla positività delle due giovani imprenditrici e a Levico Report nel corso di una conference call, non ha nascosto le preoccupazioni. «L’apertura dei negozi, dei bar, dei ristoranti e dei centri di bellezza è un primo spiraglio di luce. C’è un grande bisogno di comunità e di socializzare anche se bisogna assolutamente rispettare i protocolli anti contagio. La polizia municipale nei giorni scorsi per dissipare i dubbi dei commercianti sui protocolli atti a garantire la sicurezza dei clienti, ha distribuito un documento. C’è bisogno di fare squadra anche per far ripartire Il turismo che in questo momento palesa un danno economico senza precedenti ed è tutto da quantificare».

Le preoccupazioni

Molti alberghi ancora sono chiusi in attesa di segnali positivi. L' economia stagionale che negli anni scorsi ha fatto leva sulla presenza di turisti stranieri adesso è costretta a puntare su un turismo di prossimità. Walter Arnoldo, presidente Asat, asso-albergatori, ammette che il turismo italiano consentirà di tenere a galla il mercato ma potrebbe non bastare. «C’è una grande incognita per il nostro comparto. Dobbiamo garantirci almeno di consolidare i turisti storici e poi pensare a quelli nuovi che saranno quasi tutti italiani. Ma temo per l’occupazione e a volte mi sveglio la notte pensando chi mantenere dei miei 10 dipendenti. Devo fare scelte dolorose e la vivo come un dramma dovendo fare scelte dolorose. A Levico ci sono circa 1.000 persone che lavorano negli alberghi e abbiamo un obbligo morale nei loro confronti ma sappiamo che sarà difficile tenerli tutti. Per adesso ci sono poche prenotazioni e il mio suggerimento è di creare subito un brand che identifichi il nostro stupendo territorio».

Il consigliere comunale di Impegno per Levico Tommaso Acler gestisce diverse case vacanze e teme un crollo del fatturato e una chiusura degli alberghi. «Fare l’imprenditore oggi è un atto di eroismo. Serve un piano di rilancio economico per il turismo e non fare tavoli inutili. Qui a Levico il prodotto turistico è completo ma non curato come in altre località. Bisogna offrire un servizio migliore ai turisti e dare sostegno alle imprese. Rischiamo che tra qualche anno a Levico rimarranno aperti solo pochi alberghi».

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