La prima messa celebrata a Levico ai tempi del Coronavirus

LEVICO TERME. Una prima messa contingentata, quella di domenica alle 10.30 presieduta dal parroco, don Ernesto Ferretti, con due concelebranti a latere, don Carlo Meardi e don Danilo Bernardini. Un...


Franco Zadra


LEVICO TERME. Una prima messa contingentata, quella di domenica alle 10.30 presieduta dal parroco, don Ernesto Ferretti, con due concelebranti a latere, don Carlo Meardi e don Danilo Bernardini. Un grande cartello posto all’entrata principale, consentita fin dalle 10, avvisava che «i posti a disposizione per i fedeli sono 160», un cartello stradale di divieto d’accesso riassumeva i motivi di interdizione - «per tutelare la salute di tutti» - per chi presenta sintomi influenzali, ha la febbre sopra i 37,5 °C, o nei giorni precedenti è stato in contatto con persone positive al coronavirus.

Altre raccomandazioni erano quelle di mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro, e negli spostamenti almeno di un metro e mezzo, igienizzare le mani all’ingresso e all’uscita, tenere indossata la mascherina, e prendere posto dove indicato dallo staff di una decina di volontari, tra i quali capeggiava Dario Sinapi, un carabiniere in pensione molto addentro le attività parrocchiali, che dirigeva l’insieme delle operazioni che consentivano la partecipazione a questa prima messa dopo dieci settimane di astinenza eucaristica.

Sullo stesso cartello altre indicazioni riprese poi di continuo dal parroco durante la celebrazione, tra le quali anche la più ovvia, che ha comunque suscitato una certa impressione quando il parroco ha pronunciato “l’invito” a «non scambiatevi il segno di pace». La raccomandazione del parroco è stata anche quella di «non muoversi dal proprio posto, e non inginocchiarsi se la persona nel banco davanti non lo fa a sua volta, poiché verrebbe meno la distanza di un metro».

Dentro una delle aule eucaristiche tra le più grandi per le chiese della diocesi di inizio ’900, le due file di banchi della navata centrale erano segmentati da un nastro di sicurezza che limitava i posti a sedere nella misura di uno per lato dello stesso banco e alcune banchetti laterali riservati ai gruppi famiglia. Dal registro compilato da una delle volontarie risulta che a fine celebrazione erano presenti 99 fedeli. «Domenica prossima – ha detto don Ernesto – avremo ancora una sola messa. Poi, se più avanti le presenze dovessero aumentare, ne potremo fare anche due».

Una celebrazione partecipata anche da una decina di cantori del Coro San Pio X diretti dal maestro Enrico Avancini, distanziati anche loro sul presbiterio, accompagnati dal suono dell’organo hanno favorito non poco quella opportuna atmosfera di raccoglimento che forse è più difficile da gustare nelle messe alla tv. L’invito di don Ernesto a segnalare in canonica eventuali disponibilità a fare i volontari per le prossime celebrazioni, ha congedato l’assemblea che in maniera ordinata e senza fretta ha dato seguito al «ite, missa est!».













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