«I lupi ora ci costringonoa vendere le nostre capre» 

La preoccupazione degli allevatori per gli attacchi alle greggi in valle dei Mocheni «I costi per difendere gli ovini sono troppo elevati rispetto al reddito prodotto»


di Roberto Gerola


PERGINE. Questa sera all’auditorium don Milani si parlerà della presenza del lupo sulle montagne della valle dei Mocheni. L’appuntamento è fissato per le 20.30. Parteciperà l’assessore provinciale Michele Dallapiccola e Claudio Groff (Servizio Foreste e Fauna). Il tema sarà “Che fare?”.

Molto probabilmente la sala sala sarà piena di gente perché il problema sta assillando molte persone specialmente in valle. La presenza dell’animale è ormai accertata sia attraverso i capi di bestiame aggrediti e sbranati, sia perché è stato visto alla base del Gronlait, la montagna che nell’ordine segue la Panarotta e il Fravort in direzione di Palù del Fersina, lungo cioè le creste che segnano il confine con la Valsugana, e che cento anni fa era il secondo fronte della Grande Guerra. Precedenti segnalazioni avevano individuato esemplari di lupo sul versante della Valsugana appunto sponde sinistra del fiume Brenta e versante del Lagorai.

L’altro giorno a Pergine, alla Festa dell’artigianato, tra i visitatori anche Ezio Chenetti di Moena che aveva raggiunto l’amico Adriano Moltrer. Entrambi allevatori, entrambi proprietari di capre. Il primo le aveva appunto sui monti di Moena, il secondo in Valcava. Hanno accettato di commentare la situazione e le personali “peripezie” in fatto di lupi. Le loro considerazioni si sono accavallate e alternate a preoccupazioni che vanno oltre il fatto che li riguarda personalmente. Tra i due un’intesa e opinioni comuni. Tanto per iniziare, Ezio Chenetti ha già provveduto a vendere i propri capi.

«Già da qualche settimana li ho venduti - ci spiega - perché è inutile tenerle e lasciarle libere di andare dove vogliono. Attraverso il loro allevamento integravo il mio reddito, a questo punto pagare un pastore, mettere le reti, comperare i cani, per quanto ci diano i contributi, non vale la pena. Peccato. Tra l’altro non sono il solo che ha venduto tutto».

Anche Adriano Moltrer (di Fierozzo) componente della società che gestisce la parte agricola della Malga Pletzen, in Valcava, è preoccupato.

«Tra stalla e recinto abbiamo solitamente 250 capi - spiega - ne stiamo ospitando ora 350 perché anche gli altri allevatori hanno portato le loro capre da noi. Non rischiano di lasciarle libere e anche i costi da sostenere per la loro custodia sono elevati e vale la pena».

Così si sono per così dire uniti ad Adriano Moltrer. «L’unico lato positivo della vicenda, se si può considerare tale - aggiunge Moltrer - rappresentato dal fatto che abbiamo più latte da lavorare. Ma è una magra consolazione».

Ma c’è un altro aspetto molto importante che Moltrer e Chenetti hanno voluto sottolineare e si tratta dell’ambiente. La domanda che si pongono è semplice: «Si possono immaginare le nostre montagne spopolate anche dalle capre? Si perde un’antica tradizione, e i danni conseguenti non sono solo per gli allevatori, ma anche appunto per l’ambiente. C’è il rischio fondato che il bosco torni a occupare quelle poche e piccole aree a prato che si trovano sui versanti dei monti mocheni. In valle, è da secoli che le capre sono lasciate libere tutta l’estate e anche di più. Dopo aver avuto i piccoli, solitamente attorno ad aprile, gli animali vengono lasciati liberi anche se non tutti, e solo in autunno li andiamo a cercare se non trovano da soli la via di casa».

La presenza dei lupi provoca anche questo e la convivenza con essi non è conciliabile.













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