«Questo bacino aiuterà tutti» 

Smarano. L’inaugurazione dell’invaso: 305 mila metri cubi a 1.150 metri d’altitudine che, ha detto il progettista ingegner Zambotti, «contribuirà alla soluzione dei problemi di cui stanno ragionando la Provincia e il Consorzio Val di Non»


Giacomo Eccher


Smarano. «Una riserva di 305 mila metri cubi d’acqua, posta a 1.150 metri d’altitudine, ha una valenza importante non tanto e non solo per il Consorzio Rio Verdes-Soreti, quanto anche per la valle di Non, al fine di contribuire alla soluzione dei problemi, di cui stanno ragionando la Provincia e il Consorzio Val di Non». Questo il commento del progettista ingegner Alberto Zambotti dello Studio “Tre” di Cles a conclusione degli interventi del convegno organizzato in occasione dell’inaugurazione dell’invaso, alla presenza di autorità locali e provinciale e di monti addetti ai lavori. E ha proseguito: «Seguendo l’esempio dei Consorzi di Sfruz e Smarano, che hanno lavorato uniti e concentrati sull’obiettivo comune, sarà possibile trovare il punto di equilibrio, per consentire ai Consorzi di disporre in futuro di una risorsa idrica sufficiente a condizioni sostenibili per il comparto e nel contempo rilasciare nei torrenti l’acqua necessaria alla conservazione equilibrata dell’ambiente fluviale».

La festa per inaugurare il bacino è iniziata venerdì sera nella sala concerti dell’Associazione culturale Mons. Celestino Eccher con l’applauditissima esibizione degli Allievi del Coro della Sat di Trento, ma il clou è stato sabato 1° giugno prima con una tavola rotonda, a Smarano, sul tema “Effetti del cambiamento climatico. Possibili risposte di sostenibilità per un territorio di montagna” e quindi in conclusione il taglio del nastro vero e proprio del bacino in località Sette Larici. Alla tavola rotonda, con i saluti iniziali del presidente del presidente del Consorzio Rio Verdes–Soreti, Carlo Brentari, quattro esperti hanno analizzato il tema, illustrando, sulla base di quanto è già esperienza di tutti, le linee d’azione su cui la ricerca scientifica sta indirizzando l’agricoltura dei prossimi anni.

In risposta agli interrogativi proposti dal moderatore, Andrea Berti, il dottor Lorenzo Giovannini, ricercatore dell’Università di Trento, ha parlato degli strumenti offerti dalle scienze meteorologiche per la lettura e interpretazione del clima che cambia; Tommaso Pantezzi, responsabile dell’Unità frutticoltura e piccoli frutti della Fondazione Mach ha illustrato come l’attività sperimentale e di ricerca di Fem si ponga rispetto ai cambiamenti climatici e all’esigenza di maggiore sostenibilità dell’agricoltura, tenuto conto dei molteplici aspetti di utilizzo che questa fa dell’acqua; Cesare Furlanello (Fondazione Bruno Kessler) ha presentato i nuovi strumenti scientifici per la raccolta, concentrazione, elaborazione dei moltissimi dati che si hanno a disposizione, a partire dal quaderno di campagna, alle informazioni meteoriche e climatiche, alle conoscenze topografiche e morfologiche del territorio; Lorenzo Cattani, direttore della Federazione provinciale dei Cmf, ha ripercorso la storia secolare della gestione cooperativistica dell’acqua irrigua in Trentino, per documentare come la tradizione abbia portato nell’agricoltura trentina le capacità e gli strumenti necessari a superare anche questa nuova sfida.













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