Ossanna: «Richiedenti asilo per dirado e raccolta mele»

Val di non. Vista la difficoltà di questo periodo di avere raccoglitori per mele e piccoli frutti, perché non si consente ai richiedenti asilo ospitati in Trentino, che ne hanno la volontà, di essere...



Val di non. Vista la difficoltà di questo periodo di avere raccoglitori per mele e piccoli frutti, perché non si consente ai richiedenti asilo ospitati in Trentino, che ne hanno la volontà, di essere impiegati nelle aziende agricole? Lo chiede con un’interrogazione il consigliere provinciale del Patt, Lorenzo Ossanna, che da buon ‘noneso’ ben conosce i problemi che la valle delle mele sta sperimentando in questi tempi di Covid-19 per far arrivare in tempo dall’Est Europa la manodopera stagionale per la raccolta, ma anche per l’altrettanto impegnativo dirado manuale che partirà tra non molto nei meleti.

“Con lo stop delle frontiere la raccolta è a rischio. Due terzi dei braccianti agricoli sono stranieri, in gran parte provenienti dai paesi dell’Est Europa; in particolare dalla Romania. A causa del blocco delle frontiere e delle rigide regole di quarantena imposte per l’ingresso e l’uscita, a tutt’oggi non si ha alcuna garanzia che i lavoratori provenienti da uno Stato estero possano entrare nel nostro Paese regolarmente. Senza la manodopera straniera il rischio che la frutta possa rimanere sulla pianta è drammaticamente reale. Questo provocherebbe un danno enorme all’intera economia agricola e quindi anche per le migliaia di lavoratori della lavorazione e della trasformazione, ma anche per tutto l’indotto con ricadute su altri settori (commercio, artigiani, autotrasporto, produttori di macchinari, ecc.)” - scrive Ossanna. Come ricorda il consigliere, per ridurre il problema di mancanza di manodopera, la giunta provinciale ha adottato provvedimenti atti a far sì che coloro che sono assegnatari dell’Assegno Unico (in Trentino poco più di 8.000), tuttora iscritti alle liste di collocamento per la ricerca di un posto di lavoro siano giudicati abili per tali mansioni, debbano accettare le proposte di lavoro che provengono dalle aziende agricole che lo richiedono. Non da meno sul punto si sono già da tempo mossi i sindacati agricoli con iniziative anche presso il Governo affinché trovi una soluzione a questa problematica. È invece molto difficile usufruire di personale attualmente in cassa integrazione in quanto, ad oggi, il prestare attività lavorativa presuppone l’interruzione del periodo coperto dall’ammortizzatore sociale e quindi la perdita del sussidio economico.

Pper Ossanna una possibile soluzione potrebbe essere anche la creazione di opportuni “corridoi verdi” che possano garantire l’entrata di lavoratori agricoli nel nostro territorio ma anche quella di coinvolgere i richiedenti asilo presenti in provincia. Sono quasi tutti giovani, persone abili al lavoro, iscritte alle liste di collocamento territoriali e potrebbero sopperire, anche se parzialmente, all’esigenza di manodopera del mondo agricolo. Tuttavia, il vincolo di risiedere presso la struttura assegnata crea un impedimento oggettivo al loro impiego nelle aziende agricole dislocate sul territorio provinciale. “Servirebbe poco a risolvere il problema” – afferma Ossanna a partire dall’impegno da parte di chi assume, di garantire vitto e alloggio all’interno dell’azienda e l’assunzione di responsabilità a controllare i loro spostamenti. G.E.















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