La guerra vista e raccontata dal maestro Branz
Serata di memorie sul conflitto ’14-’18. Un diario dettagliato della vita militare del tempo
SANZENO. Nel giardino di casa de Gentili (o nell’attigua sala polifunzionale, in caso di maltempo), oggi alle 20.45, serata di memorie tratte dai diari di guerra ‘14 – ‘18 di Giacinto Branz, con intermezzi musicali dal vivo di Federico Bennati. Lo spettacolo nasce da un’idea di Alessandro Branz con il sostegno dall’assessorato alla cultura del Comune di Sanzeno ed il patrocinio della Fondazione Museo Storico del Trentino, e vede la presenza, come attori, di Andrea de Manincor e Sabrina Modenini.
Giacinto Branz era un insegnante di Sanzeno, dove è stato maestro per 23 anni a cavallo fra Ottocento e Novecento. Di presunte simpatie filoitaliane (che però non traspaiono dal diario di guerra), era sottoposto a controllo da parte delle autorità austriache al punto da essere mandato al confino in Austria per alcuni mesi. Richiamato, durante la guerra ha redatto un diario ove descrive la vita, le sofferenze e le preoccupazioni dei soldati. Al ritorno, riprende l’attività di maestro, ma muore molto presto (nel 1924) a soli 43 anni, per ragioni imputabili alla guerra. Lascia la moglie e 5 figli. “È un diario giornaliero molto dettagliato che racconta in prima persona lo svolgersi degli avvenimenti. L’arco temporale va dalla notte del 31 luglio 1914 (quando arriva la notizia dell’ordine di mobilitazione generale) all’11 maggio del 1915, allorché Giacinto Branz viene ferito sul fronte russo” - spiega il curatore.
L’azione si svolge dapprima in Val di Fiemme, ove una parte delle truppe viene inviata per controllare i confini, e poi nel territorio della Galizia, sul fronte russo. Il maestro Branz osserva e riporta con attenzione quanto sta succedendo intorno a lui: non a caso il diario è formato da tre quaderni, scritti a penna ed a matita ed è arricchito con schizzi e disegni delle trincee, di oggetti particolari di uso militare, di una casa polacca in legno, dei mulini presenti sul territorio galiziano. Interessante anche la riproduzione di piccoli glossari che riportano la traduzione in lingua polacca di parole e brevi frasi usate per comunicare con la popolazione del posto.
Dal punto di vista dei contenuti il diario è scritto da un richiamato di 33 anni, che vive la sua esperienza militare come un dovere, pur avendo coscienza di essere impreparato, cagionevole di salute e assillato dalla preoccupazione di non poter rivedere più la sua famiglia. Il diario si presenta come un affresco quanto mai incisivo della vita militare di quel tempo: vengono descritte con minuziosità la chiamata alle armi, gli spostamenti delle truppe, le vicende di trincea, i ferimenti, i ranci. Il tutto con un senso di grande incertezza e confusione, a testimonianza della inutilità della guerra, che qui emerge non come dato politico ma come elemento esistenziale. (g.e.)