Il nuovo calendario in clesiano rende omaggio agli artigiani 

In edicola. “El chjalandari Scudelar 2021” è la quinta edizione dell’iniziativa lanciata da un gruppo di amici nel 2017. Mese per mese una galleria fotografica delle attività del passato


Giacomo Eccher


Cles. Con il nuovo anno è in edicola “El chjalandari Scudelar 2021”, quinta edizione del calendario in stretto vernacolo clesiano che un gruppo di amici nel 2017 ha iniziato a realizzare per riportare alla luce aspetti dimenticati (o poco ricordati) di Cles. La comunità degli “scudelari” appunto, perché così un tempo (ma anche oggi, nel linguaggio di qualche anziano noneso) erano definiti gli abitanti del capoluogo dove c’era un stabilimento per stoviglie. “Scudele” in dialetto, e scudelari i venditori ambulanti che da Cles le portavano in vendita negli altri paesi: così il ‘marchio’ si ampliò fino a comprendere l'intera popolazione del paese.

L’edizione di quest’anno, come detto scritta in clesiano dalla prima all’ultima parola, riporta mese per mese una galleria di foto su attività del passato con protagonisti residenti ma anche gente che a Cles è arrivava da fuori e qui ha messo radici partecipando attivamente alla creazione di quella che è diventata oggi la borgata. Si ritraggono professioni sparite come i chjaliari (calzolai); sartori (sarti); tessadri (tessitori); ferari (fabbri); paroloti (stagnini); marangoni (costruttori di tetti); moleti (arrotini)… e tanti altri.

“Tutto un mondo di giornate lunghe trascorse in bottega, negli avvolti a botte per lavorare con le mani per far funzionare gli attrezzi con la testa e l’ingegno” - scrivono ovviamente in clesiano gli autori nella pagina d’apertura che raccoglie in uno scatto gli artigiani di Cles, con l’allora sindaco Giacomo Dusini al centro, che nel 1975 avevano dato vita ad una delle prime mostre dell’artigianato clesiano. Con un omaggio a Enrico Quaresima, autore del celeberrimo vocabolario anaunico solandro: era nativo di Tuenno ma ‘a Cles voi ben come se fustus el me paés!”

Nei mesi scorrono scatti di botteghe storiche che non ci sono più come quella del Vigilio Keller, calzolaio a Spinazzeda; in febbraio barbieri come Bruno Moretti e Mario Demarco, che dopo 50 anni, pochi mesi fa ha chiuso bottega in piazza Navarrino. Marzo ricorda i ‘moleta’ Reversi arrivati qui dalla val Rendena. Nei mesi successivi non mancano i contadini con i tipici trattori a tre ruote; l’origine della Dalmec con i fratelli (di Tuenno) Luciano, Silvio e Giorgio Dallago; i sarti (come Riccardo Gabos, scomparso 4 anni fa a 101 anni) e i tappezzieri Mascotti Luigi e il figlio Ferruccio. In agosto uno scatto ricorda Mario Stablum, il popolare imbianchino scomparso nell’ottobre 2019 e i Piz dell’omonimo colorificio. Ci sono anche i panificatori Fellin, il pasticcere Ramus; i Boneti e i Gallinari (costruttori di tetti)e ed un amarcord sulla conceria Dusini. El chjalendari scudelar si può trovare all'edicola Visintainer, in piazza Granda a Cles.















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