Cles, piano per il recupero delle baite di montagna
Otto ruderi dei quindici censiti sono di proprietà del Comune. I privati che posseggono gli altri sette sono invitati a provvedere al loro accatastamento
CLES. Nell’ambito della redazione della variante al Piano regolatore generale per la disciplina della conservazione e valorizzazione del patrimonio edilizio e tradizionale montano, i tecnici incaricati - Michel Gamberoni e Andrea Miniucchi - hanno effettuato il censimento dei manufatti del patrimonio edilizio tradizionale montano ricadenti all'interno del territorio comunale. L’incarico ha evidenziato tra l’altro l’esistenza di otto ruderi di proprietà comunale i quali non risultano frazionati né accatastati.
Per dare corso al recupero di questi manufatti secondo quanto previsto dall'articolo 107 della legge provinciale 15/2015, risulta necessario procedere al frazionamento e accatastamento degli stessi e alla redazione di una pratica per il deposito dello stato di fatto, raccogliendo tutta la documentazione atta a provarne l'esistenza alla data di entrata in vigore della legge 27 gennaio 1977, numero 10 relativa a alle norme in materia di edificabilità dei suoli. Il costo dell’incarico è di 10.000 euro oltre ad Iva e oneri sociali per un totale di euro 12.688 euro.
Dal censimento risulta che i manufatti montani esistenti e documentati in mappa sono una quindicina: oltre agli otto ricadenti su territorio comunale, ce ne sono quasi altrettanti di proprietà privata. Anche questi ultimi sono interessati dalla variante al Prg per la disciplina della conservazione e valorizzazione del patrimonio edilizio e tradizionale montano e l’accatastamento e il frazionamento ovviamente sono a carico dei rispettivi proprietari ai quali l’amministrazione comunale ha trasmesso la relativa modulistica per operare l’intervento.
La variante per la disciplina della conservazione e valorizzazione del patrimonio edilizio e tradizionale montano – spiega l’assessore comunale all’urbanistica e alla montagna, Diego Fondriest - punta a ripristinare il paesaggio tradizionale con pascoli e radure che si alternano al bosco. Bosco che invece negli ultimi anni con l’abbandono degli sfalci e delle tradizionali monteson, sta progressivamente avanzando a scapito dei pascoli e della radure erbose. Per questo è in fase di redazione un “piano baite” con una ricognizione sull’esistenza di ruderi in montagna la cui esistenza in passato è stata documentata dalla Forestale e dallo stesso Comune. «Rivitalizzare la montagna nel rispetto della tradizione, del paesaggio alpino e delle consuetudini del passato è uno degli obiettivi del piano baite. Altri Comuni lo hanno già portato in porto, il Comune di Cles ci arriva solo adesso ma vogliamo arrivare ad un punto fermo. Per questo abbiamo invitato i privati interessati a predisporre l’accatastamento in vista di un possibile recupero funzionale dei manufatti, pratiche che poi verranno vagliate una ad una dalla Commissione edilizia comunale ed quindi inserita nel piano baite. Peraltro l’ultima parola spetterà alla Provincia» - commenta Fondriest.