Maternità e lavoro: dimissioni volontarie per quasi 800 donne trentine
Tanti gli spunti nel rapporto della commissione pari opportunità: le donne sono più istruite e meno pagate. Le imprenditrici? Sono il 18%. A livello nazionale sono il 22
TRENTO. Sono sempre più scolarizzate, molto più degli uomini, ma quando si tratta di occupare posizioni apicali o di ottenere (almeno) la parità nel trattamento economico, le donne sono ancora fortemente penalizzate, anche in Trentino.
È quanto emerge dal rapporto biennale in materia di parità di genere presentato oggi, 1 aprile, dalla Commissione pari opportunità (Cpo) della Provincia di Trento.
Erano presenti la presidente Paola Taufer, la curatrice Anna Ress, la consigliera provinciale Mara Dalzocchio (Lega) in rappresentanza dell'Ufficio di presidente del Consiglio provinciale e la consigliera del Pd, Sara Ferrari.
Sul fronte dell'istruzione, per quanto riguarda la popolazione adulta (fascia 25-64 anni), le donne che hanno almeno il diploma superiore sono il 74,9% contro il 66,4 degli uomini. Una forbice che aumenta notevolmente se parliamo di laurea nella fascia di età compresa fra i 30 e i 34 anni: il 41,4% delle donne, il 26,5 degli uomini.
Secondo lo studio è ancora molto presente la segregazione formativa, cioè la spaccatura fra formazione tecnica ed umanistica: negli istituti tecnici si riversa il 55,9% dei maschi, con la percentuale delle donne che si ferma al 26,7%. Dato che si rovescia nei licei, dove arriva il 59,8% delle donne contro il 37,3% degli uomini. La scelta degli indirizzi umanistici evidenza ancora di più la differenza di genere, con l'80% di donne.
Una situazione che trova riscontro anche all'università, dove le donne scelgono maggiormente le lauree umanistiche e medicina.
Un neolaureato dopo un anno guadagna 1.324 euro al mese, una neolaureata 1.106. Un gap che resta cinque anni dopo la laurea magistrale: 1.862 euro mensili per gli uomini, 1.512 per le donne.
È uno dei dati che più di altri evidenzia la differenza di genere nelle retribuzioni e che si trova nel report.
Restando sempre in tema di laureati, ad un anno dal titolo lavora l'80,3% delle donne contro l'86,7% degli uomini, un gap che resta invariato in termini di differenza percentuale dopo cinque anni.
Ma il dato che più di tutti evidenzia la differenza di uomini e donne è il ricorso al part-time, ovvero all'orario ridotto che permette di conciliare i tempi familiari con quelli professionali: il 40,2% delle donne lavoratrici ha un contratto a tempo parziale, dato che precipita al 6,7% quando si parla di uomini.
Anche la precarietà colpisce di più le donne, che nel 21,2% dei casi hanno un contratto a tempo determinato contro il 16,2% degli uomini. In tema di conciliazione lavoro-famiglia, va rilevato il dato delle dimissioni volontarie per maternità nel triennio 2013-2015, con 789 casi complessivi, pari all'11,2% delle donne lavoratrici che hanno avuto un figlio in quei tre anni.
La possibilità di lavorare per una donna nella fascia di età 25-49 con figli in età prescolare è del 19% inferiore alle donne senza figli nella stessa fascia di età. Ultimo dato sulle donne imprenditrici, che in Trentino rappresentano il 18,2%, contro il 22% a livello nazionale.