L’acquedotto di Madruzzo telecontrollato via web
La rete idrica comunale sarà costantemente monitorata in tutte le sue parti come già avviene da anni per quella di Calavino, Sarche, Pergolese e S. Massenza
MADRUZZO. Buona parte dell’ultima seduta consiliare di Madruzzo è stata dedicata alla questione acquedotti comunali, conclusasi con l’approvazione unanime del Fascicolo Integrato d’Acquedotto (F.I.A.), documento richiesto dalla Provincia per i titolari del servizio pubblico di acquedotto, elaborato dalla società Geas di Tione, che prevede, attraverso la raccolta di numerosi dati, “di vigilare in modo efficace sulle strutture del sistema idrico potabile e di esplicare anche le funzioni di controllo sulle acque potabili per garantire gli standard di qualità stabiliti dalle norme”.
Si tratta di un programma informatico, che, adottato nei comuni delle Giudicarie e Chiese grazie al finanziamento dei rispettivi Bim da estendere in prospettiva anche ad altri comuni (valle dei Laghi, ad esempio), permette il telecontrollo via web dei diversi parametri del sistema idrico integrato: dalle opere di presa alle adduzioni, ai bacini di accumulo e alla rete di distribuzione.
In effetti la vulnerabilità delle fonti idriche comunali di Madruzzo - causato da un diffuso inquinamento organico dovuto allo sversamento dei reflui fognari di Lagolo (fine anni Ottanta), che a cavallo degli anni 2000 comportò la necessità del rifacimento della fognatura della località montana per un costo di quasi 2 milioni di euro - recentemente è stato argomento di cronaca sotto la gestione amministrativa di Madruzzo per l’acquedotto di Lasino e Castel Madruzzo (ex comune di Lasino): nel settembre 2016, con l’emissione di un’ordinanza sindacale di bollitura dell’acqua e nel settembre 2017 su segnalazione certificata della minoranza consiliare. In quest’ultimo caso, però, non solo non venne emessa da parte del Comune alcuna comunicazione cautelare per tutelare la popolazione, ma addirittura lo stesso sindaco smentì con un comunicato sul sito ufficiale del Comune l’operato della minoranza, affermando che l’acqua era potabile. In realtà le analisi di quei giorni, effettuate da Dolomiti Energia, sconfessarono invece lo stesso sindaco Bortoli, confermando la non conformità dell’acqua ai limiti previsti dal decreto legislativo del 2001; in altre parole la presenza dell’inquinamento organico fatto rilevare dalla minoranza.
Tutt’altra situazione per la sorgente Rio Freddo di Calavino, che alimenta da 30 anni ben 5 acquedotti (2 per Calavino, Sarche, Pergolese, S. Massenza); infatti l’ex amministrazione di Calavino fra il 1995 e il 2003 con un investimento di circa 2 milioni e mezzo di euro produsse tutta una serie di interventi per garantire ai propri cittadini la buona qualità dell’acqua potabile: ampliamento dell’opera di presa, l’adozione di un sistema d’avanguardia di potabilizzazione dell’acqua, addirittura un acquedotto di soccorso con prelievo dalla sorgente “Fontana dei Menetoi” in caso di anomalie della sorgente Rio Freddo, il tutto sorvegliato a distanza da un sistema di telecontrollo e telecomando mediante un computer installato in municipio. Ora il nuovo sistema di telecontrollo, elaborato da Geas, verrà applicato a tutto il sistema acquedottistico del comune di Madruzzo, dalle sorgenti fino ai pozzetti di distribuzione per le singole utenze, fornendo tutti i dati utili per una gestione ottimale della rete, che in base ai dati ricavati da Geas per l’ex territorio comunale di Calavino, essendo state rifatte nella quasi totalità le reti di Lagolo, Calavino e Sarche/Ponte Oliveti, risulta sotto il profilo della tenuta delle tubazioni piuttosto efficiente.