Il lutto - È stato per 20 anni presidente della Cassa Rurale di Lavis 

È scomparso Danilo Fontana, aveva 74 anni

Lavis. È mancato a Lavis, a 74 anni, Danilo Fontana, imprenditore e già presidente della già Cassa Rurale di Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra che, con decorrenza dallo scorso gennaio, si è fusa con...



Lavis. È mancato a Lavis, a 74 anni, Danilo Fontana, imprenditore e già presidente della già Cassa Rurale di Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra che, con decorrenza dallo scorso gennaio, si è fusa con la Cassa Rurale di Trento.

Figura molto conosciuta e stimata nel mondo economico lavisano per l’azienda di famiglia specializzata nella vendita e assistenza di pneumatici e nel mondo della cooperazione trentina per la presidenza della Cassa Rurale, il sindaco di Lavis, Andrea Brugnara, ha espresso vicinanza alla famiglia di Danilo Fontana per la scomparsa del proprio congiunto.

«Sono molto dispiaciuto, anche a nome della comunità – ha detto il sindaco -. Danilo Fontana è stata una figura e una persona molto attiva e in prima linea per le vicende della nostra comunità».

Oltre al lavoro nella propria azienda, per oltre vent’anni anni Danilo Fontana si è dedicato alla Cassa Rurale di Lavis, ricoprendo per quindici anni, fino al 2005, la carica di presidente e poi, per sei anni, fino al 2011, quella di vicepresidente. Nel 2011 Fontana si era candidato un’altra volta per guidare l’istituto di credito cooperativo per altri tre anni, ma alla conta dei voti espressi dagli oltre 1.500 soci della Cassa Rurale di Lavis che espressero la loro preferenza, risultò sconfitto a favore di Ermanno Villotti, presidente uscente e tuttora a capo della banca.

Danilo Fontana lascia la moglie Fausta e i figli Annalisa, Andrea con Elena, Laura con Christos e i nipoti. I funerali avranno luogo domani, alle 15 al cimitero di Lavis. R.F.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Podcast

Il Trentino nella Grande Guerra: gli sfollati trentini spediti in Alta Austria

Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.