La Provincia vuole comprare Castel Valer e vendere ex Villa Rosa e altri quattro immobili. Il Pd contro la permuta: “Ripensateci”
Per i Dem “immobili di grande valore che vengono ceduti a pacchetto e con una valutazione complessiva di 10 milioni di euro: si faccia un’asta” (foto Pat)
TRENTO. Un contratto di permuta per Castel Valer: la Giunta provinciale, con un provvedimento presentato nell'ultima seduta dal presidente Maurizio Fugatti, ha demandato alle strutture competenti in materia di cessioni e acquisizioni immobiliari di concretizzare una proposta irrevocabile per acquistare con questa modalità il maniero situato in Val di Non.
C'è infatti da parte dell'Amministrazione provinciale l'intenzione di acquisire il castello, vendendo al contempo agli eredi del conte Ulrico Spaur cinque immobili di proprietà della Provincia non più utili ai fini istituzionali, conguagliando il restante valore in denaro. L'ha spiegato nel dettaglio il presidente Maurizio Fugatti, che assieme all'assessore Giulia Zanotelli e altri rappresentanti istituzionali locali, ha illustrato la trattativa in una conferenza stampa che si è svolta oggi pomeriggio nella sala consiliare di Palazzo Pilati a Tassullo. "La permuta del compendio di Castel Valer andrà ad accrescere il sistema culturale pubblico e ad arricchire l'insieme dei castelli monumentali del Trentino, uno degli elementi di maggior prestigio e visibilità del nostro territorio", ha detto il presidente.
Come ha spiegato ancora Fugatti, la trattativa riguarda l'intero complesso (con i corpi di servizio, i terreni attorno al castello, i beni mobili, anche quelli vincolati): un bene dal valore culturale altissimo e in ottimo stato di conservazione, tanto da poter essere immediatamente fruibile dai frequentatori, stimato in oltre 15 milioni e mezzo di euro.
A fronte di tale valore la Provincia ha individuato gli immobili da alienare che, dopo una ricognizione volta a valorizzare il patrimonio immobiliare della Pat, già un provvedimento dello scorso marzo elencava come beni da utilizzare a corrispettivo di contratti posti in essere dalla pubblica amministrazione. Si tratta di proprietà dichiarate non più idonee ad assolvere alle funzioni e agli interessi pubblici, di cui la Provincia intende disfarsi, dopo alcuni tentativi di vendita in passato non andati a buon fine per i singoli edifici: l'ex casello idraulico di San Michele all'Adige, l'edificio ex Enpas di via Petrarca a Trento, l'ex albergo Panorama di Sardagna, l'ex casa di cura Villa Rosa di Vigalzano, a Pergine Valsugana e l'ex scuola professionale del Tonale, nel comune di Vermiglio, stimati complessivamente in oltre 10,1 milioni di euro.
Le strutture sono state demandate anche a valutare eventuali proposte di costituzione di diritti reali minori, come l'usufrutto a tempo determinato o il diritto di abitazione in un appartamento del castello, che comunque non interferiscano nella fruizione dell'immobile e siano compatibili con l'interesse pubblico, per una conseguente valorizzazione a favore della Provincia, che si tradurrebbe in un conguaglio minore in denaro. Da considerare anche che l'imposta di registro versata alla Provincia, che ammonta al 9% sul valore più alto della permuta, rientrerà quasi totalmente nelle casse provinciali.
La Comunità della Valle di Non e il Comune di Ville d'Anaunia, che già a suo tempo avevano manifestato l'interesse a compartecipare all'auspicato acquisto del castello quale "impareggiabile opportunità di crescita e sviluppo turistico" dell'intera valle, parteciperanno alla spesa per 500.000 euro, acquisendone una corrispettiva quota di proprietà. Sarebbe quindi necessario un conguaglio da parte della Provincia di circa 4,9 milioni di euro, a cui sottrarre l'eventuale valore dell'usufrutto.
Il gruppo consiliare del Pd critica la decisione: “Un atto atteso, perché da molti mesi era nota l’intenzione della Giunta di acquistare l’immobile, e da molti mesi si vociferava di possibili permute che coinvolgevano numerosi e importanti immobili di proprietà della Provincia autonoma di Trento.
Già nel mese di aprile, con un’interrogazione a firma del consigliere Zeni, si chiedevano spiegazioni rispetto alla sdemanializzazione dell’ex Villa Rosa di Pergine, atto che pareva preordinato proprio all’alineazione, ma dalla Giunta provinciale in questi mesi non è arrivata, come sempre, alcuna risposta.
L’acquisto del Castello, immobile di innegabile pregio come ben spiegano numerose pagine della delibera, è una decisione legittima e condivisibile, che porta valore aggiunto al patrimonio culturale della Provincia.
Quello che sorprende sono però le modalità dell’acquisto.
Il Castello è stato valutato circa 15 milioni di euro, con esclusione dei beni mobili non vincolati e di possibili diritti reali a favore dei venditori (ossia si ipotizza di lasciare gli attuali proprietari a vivere nel Castello, anche dopo il trasferimento di proprietà, scelta questa che lascia più di una perplessità).
I proprietari hanno sempre dichiarato di non essere interessati a permute, non essendo immobiliaristi di professione. Nel corso del tempo evidentemente la Giunta provinciale è riuscita però a far cambiare loro idea, non sappiamo se con modalità simili a quelle utilizzate per la proposta di nuovo ospedale a Cavalese, ossia attraverso una figura di mediatore o di facilitatore per possibili accordi, a Cavalese tra pubblico e privato e in questo caso tra privati.
Così troviamo immobili di grande valore che vengono ceduti, “a pacchetto” e con una valutazione complessiva di 10 milioni di euro. A fronte di questa scelta, almeno il buon senso impone però la seguente domanda: non sarebbe più opportuno, una volta deciso di alienare tali beni, procedere ad un bando pubblico, ad un’asta che metta in moto meccanismi di mercato e consenta ad ogni imprenditore di valutare l’opportunità di acquistare e valorizzare uno o più di quegli immobili?
L’impressione infatti è che da cinque immobili con quelle caratteristiche, il valore complessivo possa essere sicuramente superiore ai 10 milioni stabiliti come valutazione per la permuta. Forse, mettendoli sul mercato si potrebbe realizzare un introito tale da coprire tutte le spese di acquisizione del castello, senza dover aggiungere alla permuta altri 5 milioni di euro per raggiungere il costo complessivo stimato per l’immobile.
L’invito alla Giunta è quindi quello di ripensare le modalità di pagamento di Castel Valer, a maggior vantaggio dell’ente pubblico”.