natura

“L’abete rosso del Bondone rischia l’estinzione”

L’esperto Ottone Taddei e i rischi per le piante dovuti ai cambiamenti climatici


Daniele Peretti


TRENTO. L'abete rosso del Monte Bondone non è rischio estinzione, ma lo aspetta un’estinzione certa. Alla pari di tutti i suoi simili che si trovano al di sotto dei 1800 metri. Non essendo una pianta autoctona, ma piantumata nel dopoguerra per il suo legno pregiato, è un po' come se la natura si riprendesse le sue origini. A dirlo è Ottone Taddei esperto arboricoltore trentino e coscienza critica della gestione del verde cittadino.

Taddei, il Bostrico sembra aver vinto la sua guerra?

“I disastri ambientali e climatici degli ultimi tempi, unitamente a temperature invernali sempre meno rigide, non fanno che favorire parassiti come il bostrico, che per essere mantenuto sotto controllo necessiterebbe di un periodo freddo di almeno una decina di giorni sotto i -15. Vaia ha dato un contributo notevolissimo alla diffusione del parassita, che attecchisce soprattutto su piante indebolite, stressate, parzialmente radicate ed anche quelle abbattute e lasciate a terra, parlo dei soli abeti nel caso nostro. La moria dell'abete rosso fa parte comunque di un adattamento. La sua diffusione così ampia da noi non è spontanea, ma frutto di piantumazioni del passato, che hanno sostituito spesso le latifoglie tipiche dei vari orizzonti che invece allignavano al loro posto. Queste evidentemente torneranno a sostituirli “.

Non esiste un trattamento in grado di eliminare il parassita?

“ Impossibile perché non attacca spazi circoscritti, ma ampie aree. Siamo intervenuti con successo nel bosco di un acro park che era di abete rosso, se non si fermava il bostrico il parco sarebbe stato costretto a chiudere. Non c'è una spiegazione sul perché non vengano attaccati gli abeti rossi dei giardini privati”.

A colpo d'occhio sembrerebbe che la vegetazione si stia avvicinando sempre più alla vetta delle montagne.

 “E’ proprio così. Del resto a bassa quota le temperature sono più alte e anche gli alberi hanno bisogno dell'alternanza delle stagioni. Nel caso del Monte Bondone, si possono considerare a rischio estinzione tutti quelli che si trovano al di sotto di Vaneze”.

Lei parla spesso di piante stressate, ma da cosa dipende?

“La pianta è vita e a metterle sono stress sono i cambiamenti climatici repentini, i periodi di siccità alternati ad altri con troppa acqua, la mancanza del freddo intenso sono tutti elementi che indeboliscono le piante che sono più facilmente attaccabili dai parassiti e dalle malattie. Esattamente come succede nell’uomo”.

Quali alberi potrebbero sostituire gli abeti rossi?

“Tutti i latifoglie che erano poi presenti prima del cambio di specie. In particolare il faggio e i ciliegi selvaggi. Sarà con loro che si potranno ripopolare i boschi trentini”.













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