Il caso

In montagna cancellati i cartelli italiani: indignati i soci del Cai

«Passano gli anni ma il cattivo gusto e la mancanza di rispetto da parte dei soliti noti resta purtroppo»


Massimiliano Bona


BOLZANO. «Passano gli anni ma il cattivo gusto e la mancanza di rispetto da parte dei soliti noti resta purtroppo»: a parlare è Noretta Galvani, 79 anni portati magnificamente, assidua partecipante alle gite del Cai di Laives e Bolzano.

Questa volta i toponimi cancellati erano decine. «Sono partita con quattro amiche da Nova Ponente e abbiamo fatto il tragitto verso malga del Lupo, poi il Colle e infine Schneiderwiesen in zona La Costa Seit, nel Comune di Laives. Una camminata di cinque ore complessive che è stata completamente soddisfacente per il tracciato, meno per l'accoglienza».

Galvani ricorda ancora le parole dell'ex ministro Fitto, che aveva promesso cartelli bilingui sui sentieri di montagna nel lontano 2010. «Mi piacerebbe tanto che l'ex ministro Raffaele Fitto si facesse un giretto da queste parti. Aveva promesso che sarebbe cambiato tutto entro l'anno ma - come diceva mio marito ironicamente - non ha detto peraltro di quale anno. Probabilmente ci vorrebbe un'altra vita per riuscire a cambiare davvero le cose».

Ma cosa disse esattamente Fitto all'epoca? Siamo andati a rintracciare i giornali del giugno 2010 quando scoppiò una nuova polemica sulla segnaletica in montagna. L'ex ministro rispose a un'interrogazione presentata da Giorgio Holzmann in merito alla segnaletica in montagna, al centro anche di un'inchiesta della Procura di Bolzano. «La Provincia non può ammettere a contributo - scrisse Fitto nel documento di risposta a Holzmann - iniziative che non prevedano la collocazione di cartelli bilingui, né può liquidare alcuna sovvenzione per contributi ammessi, qualora al termine dei lavori sia riscontrata la presenza di segnali monolingui».













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