Organo della chiesa in cura per tarli e nuove cordature 

Nella chiesa arcipretale a Condino. Al lavoro i tecnici della Mascioni di Azzio. A dicembre l’opera di restauro sarà conclusa. Don Luppoli: «Era necessario, spenderemo 27 mila euro»


ALDO PASQUAZZO


Condino. A dicembre l’organo della chiesa arcipretale Maria Assunta di Condino tornerà a suonare come nuovo. Restauro, pulitura e cordatura stanno per essere eseguiti dalla ditta Mascioni di Azzio, nel Veresotto, 190 anni di esperienza nel settore. L'organo dislocato lungo la cantoria all’interno della chiesa arcipretale Maria Assunta di Condino ha 89 anni e nel 1992 lo strumento era stato revisionato dalla ditta Deflorian di Tesero con la consulenza del compianto professore di musica condinese Ottavio Dapreda e l’arciprete di allora don Tullio Rosa.

Ora l’organo ha bisogno della revisione. In questi giorni gli artisti di casa Mascioni (alla sesta generazione e 190 anni di esperienza e che negli ultimi anni hanno messo mano a simili strumenti a Storo, Bondo, Roncone e Lardaro), dopo averlo smontato e ripulite le canne in stagno, piombo e zingo sono alle prese per rimetterlo come nuovo mediante cordatura. «L'intervento – spiega il reverendo arciprete di Vincenzo Lupoli - si prottrarrà fino a fine novembre e comporta una spesa di circa 27 mila euro».

Costruito nel 1930 dai fratelli Aletti di Monza, voluto dall’arciprete dell'epoca don Giacomo Regesburger, l'imponente organo è contenuto in cassa lignea ubicata nel soppalco sopra l'entrata principale della chiesa. «Lo strumento – dicono i tecnici varesotti Danilo Stavi e Davide Maggi – è composto da 19 registri suddivisi su due tastiere di 58 e 27 note. I somieri “a pistoni” sono disposti dietro le campate e l’aria è fornita da un elettroventilatore chiuso in cassa insonorizzante che di fatto alimenta un mantice a lanterna con pompe sottostanti per il caricamento manuale e da altri due mantici sono collocati all'interno della cassa».

Ma sullo stato di conservazione i Mascioni, considerati da molti quasi unici per tali interventi, aggiungono: «I mantici e le pompe presentavano fessurazioni nelle cerniere, e il tarlo, presente in cospicua quantità, ha pesantemente intaccato le parti lignee e dall'infestazione la più lesionata risulta la cassa».

Sull’intervento, i Mascioni sottolineano che dopo aver verificato le varie tubazioni e lo stato di conservazione dei porta membrane si sta rivedendo le valvole coniche per eliminare eventuali perdite d'aria. Sarà poi verificata la tenuta delle condotte porta – vento rinnovando, dove è necessario, le guarnizioni in pelle ed inoltre anche il meccanismo per l’azionamento manuale sarà revisionato e lubrificato nelle parti in movimento».

La storia della “fabbrica d'organi Mascioni” è strettamente legata al lavoro e alla vita dell'omonima famiglia che di padre in figlio si tramanda l'amore per questa attività. Dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi (1803), due fratelli, Padre Pasquale e Giuseppe Mascioni, Questi, dopo un periodo di formazione musicale a Varese e di apprendistato presso gli organari Chiesa, apre a Comacchio di Cuvio la “Fabbrica d'organi Mascioni”. È l'anno 1829.

Dagli anni ’70, in sintonia con i tempi, si è tornati all’uso delle trasmissioni meccaniche e ad un nuovo modo di “architettare” il suono e le strutture. Attualmente la ditta è condotta dai figli di Ernesto: Eugenio, Enrico, Mario e dai nipoti Andrea e Giorgio.













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