Fondazione sant’Ignazio contro la Provincia sulla residenza Fersina
“Non possiamo più restare in silenzio”. Firmano la lettera la fondazione sant’Ignazio di Trento, i padri Comboniani, i padri Dehoniani, ipadri Cappuccini e le Suore Canossiane
TRENTO. “Non possiamo più restare in silenzio”- Le parole sono della Fondazione sant’Ignazio, Opera dei Gesuiti a Trento costituita da venti organizzazioni presenti sul territorio trentino e bassanese, assieme a diversi ordini religiosi trentini, fra i quali Gesuiti, i Dehoniani, i Comboniani, i Cappuccini e le suore Canossiane. Organizzazioni – si legge nella lettera – “che da tempo hanno aperto le porte dei loro conventi e delle loro comunità per accogliere, accompagnare e difendere uomini e donne, famiglie intere con bambini costrette dalle guerre e dalle carestie a fuggire dai loro paesi ed approdare nel nostro territorio, non possono più restare in silenzio rispetto alle modalità con le quali l’attuale Amministrazione Provinciale sta gestendo la prevista, già siglata ed avviata chiusura della residenza Fersina, grande struttura di accoglienza a Trento.
La struttura nata per la pronta accoglienza fin dall’inizio si è mostrata poco adatta a permanenze di lungo periodo che richiedono un maggiore rispetto della dignità e libertà delle persone. Essa ospita ad oggi circa 120 persone per le quali era stato previsto e concordato da mesi, dopo una serie di confronti fra la Provincia e gli enti dell’accoglienza, tra i quali anche la Diocesi di Trento, l’avvio dei primi trasferimenti in vista di una continua e graduale fuoriuscita dei migranti verso alloggi già in gran parte approntati.
Questa soluzione stava permettendo non solo di ridurre il rischio di contagio e le conseguenti difficoltà di gestione della convivenza in struttura, ma anche di avviare finalmente percorsi individualizzati di integrazione a tutela dei diritti dei migranti e della comunità che li accoglie. È noto che questo tipo di accoglienza ha permesso negli anni un progressivo e graduale inserimento di moltissime persone che oggi fanno parte integrante e sono risorsa significativa del tessuto sociale e produttivo del nostro territorio.
La delibera è stata disattesa e, senza alcun tipo di preavviso o forma di confronto, la Provincia ha firmato un accordo con la Croce Rossa, attuale ente gestore della struttura, il quale proroga di 6 mesi lo status quo. A subire i drammatici effetti di questo cambio di rotta sono in primis i migranti che in questi tempi difficili si trovano a condividere in uno spazio chiuso servizi ridotti al minimo e un elevato rischio di contagio.
Le nostre organizzazioni, da anni impegnate in seri ed efficaci percorsi di accoglienza, già da qualche mese si erano messe a disposizione della Provincia per rendere effettive le richieste contenute nella delibera, che prevedeva il graduale svuotamento della Residenza Fersina. Esse hanno appreso la notizia della proroga a posteriori, senza alcuna possibilità di confrontarsi né di dare il proprio contributo. Il dialogo, pietra miliare di una società solida e solidale come quella trentina, viene così relegato a comunicazioni unilaterali e perentorie.
Più volte è stato chiesto un confronto su questa materia ma nessuna risposta è stata data. Per questo motivo, come credenti, cittadine e cittadini e parti attive del nostro territorio, ci sentiamo obbligati a rendere pubblico questo nostro disagio che sta pesando inutilmente su di una parte molto fragile di popolazione nella quale riconosciamo prioritariamente dei fratelli e sorelle. È a loro nome che usciamo dal sofferto silenzio, perché non diventi complicità a loro danno.