«Sbagliato spostare l’arrivo della cabinovia» 

Marmolada, l’appello. Guido Trevisan, gestore del rifugio Pian dei Fiacconi, guarda al progetto della nuova cabinovia e chiede alla commissione provinciale di «conservare la situazione attuale»



Canazei. Mai come quest’estate la Marmolada è stata al centro dell’attenzione turistica e mediatica. Sia per la ritrovata popolarità della Capanna Punta Penia (3343 metri) dove molti desiderano salire, sia per gli ultimi viaggi della storica cestovia “Fedaia-Pian dei Fiacconi” che il 15 settembre, dopo 45 anni di servizio, ha raggiunto la fine vita tecnica. La prospettiva, sempre più concreta, della realizzazione di una nuova cabinovia, da parte della società “Funivia Fedaia Marmolada” di proprietà gardenese, ha acceso un intenso dibattito specie tra gli operatori del Fedaia, che da tempo - non senza difficoltà, anche a causa di un piano di sviluppo della Marmolada inspiegabilmente mai decollato, tenendo conto che si tratta del simbolo delle Dolomiti - mantengono aperte le loro attività.

Considerare anche la storia

E in tal senso Guido Trevisan, gestore del Rifugio Pian dei Fiacconi, rivolge un accorato appello, affinché si conservi la situazione attuale, alla commissione provinciale che deve valutare l’arroccamento del nuovo impianto 50 metri più su dell’esistente. «Invito chi deve prendere una decisione tecnica, politica ed economica a considerare anche la storia, la cultura e la tradizione di un posto che ha un'anima», scrive Trevisan che ricorda come questa decisioni non si limiti all’analisi di una serie di curve di livello su una mappa. Il gestore di Pian dei Fiacconi, che più volte si è espresso contro il nuovo impianto con stazione d’arrivo modificata, spiega: «Gestisco il Pian dei Fiacconi dal 1° gennaio del 2001 e in questi vent’anni ho investito tutte le mie energie per riportare il rifugio allo splendore del passato, rievocando una tradizione di apertura per lo sci alpinismo e aprendo per anni a metà febbraio senza vedere nessuno. Dopo tanti sforzi, il rifugio è tornato a vivere anche nella stagione tardo invernale-primaverile, in memoria dello sci all’origine del turismo trentino e fassano. In estate, il rifugio è tornato a essere punto di riferimento per alpinisti, escursionisti, guide alpine, soccorso alpino e aziende di promozione del turismo di Trentino, Alto Adige, Veneto».

Il “colpo di spugna”

«Ora leggo sui giornali che i nuovi proprietari vogliono dare un colpo di spugna e cancellare una storia - scrive ancora Guido Trevisan -, una tradizione e un equilibrio economico nato dalla collaborazione di un rifugio e un impianto di risalita, nati contestualmente nel 1947, ben 72 anni fa. Per le prerogative economiche di una nuova impresa, si spazza via tutto, spostando la stazione d'arrivo del nuovo impianto di risalita 50 metri a monte del rifugio Pian dei Fiacconi, passando spudoratamente ed irrispettosamente davanti alle sue finestre per scaricare la gente poco più in alto».

Il destino della cestovia

Trevisan sottolinea come la cestovia per vocazione sia un impianto destinato a portare la gente verso la cima della Marmolada: «Facendo scendere gli escursionisti più in alto si rischia di dare un colpo di grazia all'economia del rifugio, cestinando tutto il bagaglio culturale, storico e alpinistico trasmesso agli avventori in questi anni». Trevisan, infine, invita a una scelta che consideri l’economica complessiva del Fedaia: «Va considerato l'equilibrio economico che perdura dalla nascita del turismo sulla Marmolada, senza lasciare che per speculazioni imprenditoriali vengano cancellate storia, tradizione e cultura di un posto simbolo del turismo e dell'ospitalità trentina e fassana. Spesso queste scelte si giustificano con spiegazioni di maggior sicurezza valanghiva o geologica ma, in questo caso, è solo un palliativo per difendere interessi economici di imprese che ambiscono allo sfruttamento indiscriminato senza considerare il bene comune».













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